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Dieta ritenzione idrica: cosa mangiare per sconfiggerla

Sta arrivando il caldo, l’estate è sempre più vicina e tante persone iniziano a mettersi in forma per la prova costume. Spesso uno dei grandi nemici della prova costume, soprattutto per le donne, è la ritenzione idrica. Esiste un modo per sconfiggerla grazie ad alimentazione e allenamento? In questo articolo scopriamo in cosa consiste questo disturbo e cosa mangiare in una dieta contro la ritenzione idrica.

Cos’è la ritenzione idrica?

A differenza di quello che pensano in molti, la ritenzione idrica è una vera e propria malattia/patologia. Si tratta esattamente un un accumulo di liquido extracellulare, dovuto a uno scarso drenaggio linfatico o ad un aumento del contenuto di sodio; è un inestetismo frequente nelle persone soggette a cattiva circolazione sanguigna, nelle persone sedentarie – che stanno troppo sedute oppure troppo tempo in piedi.

dieta ritenzione idrica

le cause della ritenzione idrica sono svariate come

  • fumo
  • sedentarietà
  • eccessivo consumo di sale
  • poca idratazione
  • dieta poco equilibrata

Il primo passo quindi verso il miglioramento di questo inestetismo è sicuramente l’alimentazione.

Dieta per la ritenzione idrica: consigli su cosa mangiare

Prima di parlare dei cibi che possono aiutare a ridurla, è fondamentale parlare di idratazione: bere è necessario per il giusto funzionamento di tutto il nostro organismo – per stimolare la diuresi ed espellere i liquidi in eccesso. La quantità media di acqua da bere durante il giorno è di 2 litri.

dieta ritenzione idrica
l’acqua è la prima alleata contro la ritenzione idrica

In alimentazione non ci sono cibi magici che fanno sparire la pancia, nè tanto meno la ritenzione idrica. Tuttavia, grazie ad una serie di stimoli positivi per il nostro corpo, tra cui l’alimentazione equilibrata, è possibile migliorare la condizione dell’inestetismo.

  • Nè troppo, nè poco sale: la questione del sale è controversa quando si parla di inestetismi. In molti dicono che ridurre – o addirittura eliminare – la quantità di sale in cucina possa favorire l’eliminazione della ritenzione idrica. Tutto ciò è assolutamente sbagliato: il sodio è un elemento importantissimo per il nostro corpo ed eliminare il sale nella nostra alimentazione è assolutamente controproducente: l’OMS consiglia circa 2 grammi di sale al giorno, cercando di fare attenzione all’assunzione di alimenti già lavorati e ricchissimi di sale.
  • Potassio: è un minerale che aiuta a sconfiggere gli inestetismi tanto odiati. Il potassio è contenuto principalmente in frutta, verdura, carne e pesce.
  • Tra i cibi da assumere in una dieta contro la ritenzione idrica, sono efficaci quelli drenanti. Ne è un esempio l’ananas, che grazie all’enzima chiamato bromelina favorisce la digestione e aiuta in caso di inestetismi come la buccia d’arancia. Altra frutta e verdura perfetta sono asparagi, cetrioli, lattuga, mele, mirtilli, pomodori.
  • evita di assumere prodotti raffinati, come merendine, biscotti, patatine ecc…
  • limita l’assunzione di prodotti come gli insaccati e formaggi molto stagionati, ricchissimi di sale.
  • consuma il giusto apporto di proteine durante l’arco della giornata. La dose giornaliera raccomandata è di 0,8 grammi per Kilo corporeo.
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Alimentazione in gravidanza: i consigli della nutrizionista

Una corretta alimentazione in gravidanza è fondamentale per ridurre i rischi che possono incorrere nella mamma e nel bambino. Quanto è importante? E come gestire post gravidanza l’alimentazione del proprio bambino? In questa intervista, la nutrizionista Lara Lanuzza ci parlerà di alimentazione a 360°, gravidanza e svezzamento.

Ciao Lara, racconteresti brevemente chi sei e di cosa ti occupi?

Mi chiamo Lara Lanuzza, ho 36 anni e sono una biologa nutrizionista di Roma. Ho una laurea magistrale in neurobiologia e un master in Dietologia e Nutrizione Clinica. 

alimentazione in gravidanza
Lara Lanuzza

Tutti i giorni, nel mio studio ho la fortuna di seguire molte persone, di qualsiasi età, che decidono di migliorare il proprio stile di vita, iniziando dalla sfera alimentare. Li guido verso un percorso alimentare cucito sulle loro abitudini e necessità, consigliandoli al meglio per ottenere i risultati sperati. 

Come ti sei avvicinata al mondo dell’alimentazione?

Nasco come sportiva e ho sempre pensato che l’alimentazione fosse un mezzo estremamente prezioso e spesso sottovalutato per sentirsi bene e stare bene con sè stessi. Il lavoro di nutrizionista è un lavoro meraviglioso in cui giornalmente hai la possibilità di confrontarti con realtà e problematiche diverse (mamme o future mamme, bambini, sportivi agonisti e non, pazienti che lottano contro disordini alimentari e patologie più disparate) toccando con mano quanto i piccoli cambiamenti portino a grandi benefici.

Cosa non deve mai mancare nella spesa di tutti noi?

I prodotti freschi, di stagione e – se possibile – a km zero. Consumare quello che la natura propone in quella stagione, facendo il pieno delle  vitamine e dei minerali è senza dubbio il migliore investimento che possiamo fare sulla nostra salute.

Sui social ti focalizzi spesso sull’alimentazione in gravidanza: quanto è importante?

Importantissima. Durante la gravidanza il bimbo cresce anche grazie all’alimentazione della mamma, di cui ne percepisce i sapori e inizia a farsi i suoi gusti. Una condotta alimentare scorretta e non attenta alla qualità e alle quantità degli alimenti, può portare problematiche al nascituro. Inoltre può rendere più difficoltoso il momento del parto e del post parto. Durante l’allattamento, gli alimenti assunti dalla mamma influenzano relativamente la composizione del latte materno, ma ne variano il sapore, permettendo al bambino di percepire sapori diversi e di essere più pronto per lo svezzamento.

Quali sono i falsi miti più comune sull’alimentazione in gravidanza?

Sicuramente quello che si possa o si debba “mangiare per due”. Al contrario, occorre mangiare in quantità moderate e rimodulare la propria alimentazione in relazione al BMI (indice di massa corporea) della mamma prima della gravidanza. In base poi ai trimestri, si faranno delle implementazioni kilocaloriche e proteiche secondo le linee guida e le necessità della mamma.

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Qual è la differenza tra svezzamento e autosvezzamento?

Lo svezzamento è il momento della vita del bimbo (solitamente intorno ai 6 mesi) in cui le poppate con latte materno o in formula vengono sostituite in modo graduale (prima con il pranzo e solo successivamente con la cena) con le pappe o con gli alimenti solidi. La differenza tra svezzamento classico e autosvezzamento sta proprio nella consistenza del pasto che si offre al bimbo. Nello svezzamento classico si utilizzano prettamente pappe con alimenti, preferibilmente freschi, ma in forma tritata o omogeneizzata e spesso mescolati tra loro (ad es. brodo vegetale + carne + verdure + creme di cereali); il bimbo viene imboccato con un cucchiaino e mangia in orari diversi rispetto alla famiglia. Nell’ autosvezzamento invece il bimbo mangia il cibo dei genitori in autonomia, di solito utilizzando le mani e sperimentando. All’inizio – se interessato agli alimenti che vede nel piatto dei genitori, inizierà a familiarizzare con il cibo – manipolandolo e portandolo alla bocca. I sapori sono puri e non alterati da altri alimenti e non occorre effettuare cucine separate. Se scegliete l’autosvezzamento, dovrete adattarvi alle esigenze nutrizionali dei vostri bimbi, la cui alimentazione – almeno nel primo anno di vita – prevede l’esclusione di sale e di zuccheri aggiunti.

Esiste – e in caso qual è – una giusta introduzione graduale agli alimenti nell’alimentazione di un bimbo?

Fino a qualche tempo fa esisteva un cronoinserimento dei vari alimenti durante lo svezzamento. Si lasciavano per ultimi (intorno agli 8-9 mesi) quelli dal maggiore potere allergizzante come uova, pomodoro, frutta secca, fragole, ecc. Recenti studi hanno invece dimostrato che è esattamente l’opposto; prima vengono introdotti tali alimenti, più il bimbo sarà protetto dallo sviluppo di allergie in futuro. Le nuove linee guida quindi non prevedono più tabelle per lo svezzamento, lasciando piena libertà di organizzazione dei pasti e della scelta degli alimenti alle mamme.

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Spesso dopo la gravidanza le mamme rischiano di cadere in diete drastiche per buttare giù i chili presi. Hai qualche consigli per evitare tutto ciò?

Le diete drastiche andrebbero evitate a prescindere, a maggior ragione dopo il parto. Questo è il periodo più delicato della vita di una mamma, ancor più della gravidanza, in cui la donna deve riprendere possesso del proprio corpo nel quale, a volte, potrebbe non riconoscersi. Il mio consiglio è duplice:

  • 1. Darsi tempo, alimentarsi nella maniera corretta senza eccessi e, appena possibile e in accordo con le figure mediche di riferimento, fare un pò di movimento per riattivare la muscolatura e stimolare il metabolismo.
  • 2. Prevenire. Se durante la gravidanza il peso preso non è stato eccessivo, non avrete difficoltà a perderlo, soprattutto se allattate. Qualora invece aveste preso molto peso, guardate il punto 1. 

Come far abituare il proprio bambino ai gusti e agli alimenti più comuni?

Proponendogli gli alimenti così come sono, senza mischiarli con altri. Se il bimbo rifiuta alcuni alimenti, continuate a proporli, magari in diverse consistenze e non meno di 7 volte. I bimbi prima o poi si sbloccano e accetteranno anche gli alimenti più ostici. L’importante è sempre proporre il cibo al bambino come offerta e mai come imposizione. Il momento della pappa deve essere un momento sereno; vissuto come tale sia dal bimbo sia dalla mamma. Il segreto di uno svezzamento di successo è la tranquillità della mamma. 

Cosa pensi dei servizi di healthy delivery food? Pensi che un servizio come Nutribees possa aiutare anche le mamme nell’educazione alimentare dei propri figli?

Penso che Nutribees sia un servizio estremamente valido, con piatti bilanciati a livello nutrizionale e materie prime naturali adatte a tutta la famiglia, anche ai bambini.

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Sono sicuramente un’alternativa salutare da portare in tavola e un “salva pasto” non indifferente per quando non riusciamo a stare dietro anche alla cucina. Sono certa che i bimbi, così come i grandi li apprezzeranno e li ameranno.

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Se volete contattare la nutrizionista Lara Lanuzza potete farlo alla sua mail
lara.lanuzza@libero.it

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Tamarindo: cos’è, proprietà e come utilizzarlo in cucina

Il tamarindo è il frutto della pianta sempreverde “Tamarindus indica”, originaria dell’Africa, ma diffusa anche in Asia meridionale, Sud America e Caraibi. Detto anche “dattero dell’India”, questo frutto è un vero e proprio concentrato di proprietà nutrizionali. Spesso capita di sentirlo nominare, ma non lo consumiamo tutti i giorni. Può essere quindi utile scoprire un po’ di cose sul tamarindo: cos’è, proprietà e come utilizzarlo in cucina.

Tamarindo: cos’è?

Il tamarindo può essere paragonato a una grossa arachide, a causa della sua forma a baccello curvo e legnoso di colore marrone. I frutti sono lunghi circa 15cm e con la maturazione tendono a diventare sempre più secchi. All’interno del baccello abbiamo poi una polpa dal sapore aspro che racchiude i semi.

Grazie alle sue numerose proprietà, il tamarindo viene utilizzato sia in cucina che nell’industria cosmetica. In commercio lo si può trovare abbastanza facilmente; il tamarindo viene infatti venduto nei negozi di alimenti esotici oppure nei grossi supermercati.

Se è la prima volta che lo acquisti, ecco un po’ di consigli per scegliere quelli più buoni:

  • Devono avere un certo peso, quindi tenendoli in mano non li devi sentire leggeri (e quindi con poca polpa)
  • Il baccello non deve presentare crepe o rotture
  • La polpa non deve avere un odore troppo forte e il sapore deve essere sì aspro, ma non acido

A proposito di polpa, questa è costituita al 31% da acqua, al 57% da zuccheri e al 5% da fibre. Vi sono poi anche grassi, proteine, vitamine e sali minerali. Si tratta di un alimento completo, insomma!

Le numerose proprietà

Scopriamo più nel dettaglio quali sono le proprietà del tamarindo e i benefici che può portare alla salute del nostro corpo. Già nell’antichità questo frutto era noto per la sua azione benefica, soprattutto per curare la febbre reumatica. Con il passare delle epoche abbiamo scoperto tutte le preziose sostanze di cui è ricco, ed è stato quindi possibile approfittare delle sue componenti nutrizionali.

Per cominciare, la polpa del tamarindo contiene una serie di oli volatili dal potere antiossidante, utili per combattere i radicali liberi, come

  • Limonene
  • Acido cinnamico
  • Safrole
  • Acido tartarico
  • Geraniolo

Alcuni studi hanno poi dimostrato che gli antiossidanti del tamarindo hanno un’efficace azione per prevenire l’invecchiamento dei tessuti e rafforzare le difese immunitarie.

Il tamarindo svolge inoltre un’azione di controllo degli zuccheri nel sangue – ottimo per chi soffre di diabete – ed è ricchissimo di fibre, che lo rendono perfetto per regolarizzare l’intestino.

Tamarind fruit with seeds

La polpa viene infatti utilizzata come lassativo, mentre le foglie, consumate sotto forma di decotto, sono un ottimo rimedio contro la colite. Il tamarindo funziona anche contro il mal di stomaco, infatti l’estratto viene spesso usato nella medicina omeopatica a questo scopo.

Ma non finisce qui. Questo frutto ha delle fantastiche proprietà anti colesterolo e, grazie al contenuto di potassio e magnesio, è in anche in grado di regolare la pressione sanguigna, il che lo rende perfetto per prevenire le malattie cardiovascolari.

Come si utilizza in cucina?

Con il suo alto potere nutritivo (circa 240 calorie per 100g), il tamarindo può essere consumato sia puro che cucinato in vari modi. In occidente questo frutto è conosciuto più che altro come spezia, o impiegato in gelatine e marmellate.

Nel mondo orientale invece viene usato per insaporire molti piatti, tra cui zuppe con riso e legumi o piatti di carne e pesce. Ecco due ricette per utilizzare il tamarindo in cucina.

Family having Indian food

Sciroppo

  • 750g di polpa di tamarindo
  • 1,5l d’acqua
  • Zucchero

Fai bollire la polpa di tamarindo per circa un quarto d’ora, dopodiché aggiungi lo zucchero e prosegui l’ebollizione per altri venti minuti. Filtra e versa in una bottiglia lo sciroppo ottenuto, che potrai utilizzare per preparare ghiaccioli e granite.

Riso indiano al tamarindo

  • Riso basmati
  • Pasta di tamarindo (la trovi già pronta in vasetto)
  • Semi di finocchio
  • Curcuma
  • Cipolla
  • Peperencino essiccato
  • Sale rosa

Fai cuocere il riso basmati al vapore, mentre in una padella fai rosolare un po’ di cipolla con quattro cucchiai d’olio. Aggiungi poi i semi di finocchio, il peperoncino essiccato e la curcuma, continuando a mescolare.

Unisci poi al composto un cucchiaio di pasta di tamarindo, che darà consistenza alla salsa. Aggiusta di sale e condisci il riso: un piatto insolito ma saporito!

Su Nutribees trovi piatti gustosi e fatti con ingredienti semplici. Scopri il nostro menu: puoi scegliere tra più di 40 ricette ogni settimana, con consegna gratuita a domicilio!

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Cereali per colazione- Come scegliere i migliori

Mangiare cereali per colazione è un grande classico a cui tante persone non rinunciano. Una manciata di cornflakes, fiocchi di avena o riso soffiato accompagnati da una tazza di latte o yogurt ci fornisce infatti tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno durante la giornata e ci aiuta a carburare dopo il digiuno notturno.

Tuttavia, non tutti i cereali sono uguali e scegliere quelli migliori può essere difficile, vista la vasta offerta che è possibile trovare nello scaffale del supermercato. Gran parte dei prodotti in commercio purtroppo contengono zuccheri aggiunti o additivi, che non fanno tanto bene al nostro fisico.

Vediamo quindi come scegliere i cereali per la colazione e quali sono i più salutari.

Cereali per colazione: perché fanno bene?

La colazione è il pasto principale della giornata, che serve a farci fare il pieno di energia per affrontare tutti gli impegni quotidiani. I cereali sono una fonte preziosa di carboidrati complessi e servono appunto a questo.

Non è un caso che i cereali per colazione siano consigliati soprattutto ai bambini durante la crescita e agli sportivi che devono mantenere in forza la massa muscolare. Ma non solo: una porzione di cereali al giorno è anche ottima per

  • Fare il pieno di fibre, che fanno bene all’intestino
  • Abbassare il livello di colesterolo
  • Migliorare la memoria e la concentrazione, grazie all’apporto di sali minerali
cereali integrali
Cereal grains set in glass bowls on wooden table

Alcuni studi condotti dall’Imperial College di Londra, hanno inoltre evidenziato che i cereali possono addirittura allungarci la vita, soprattutto se vengono consumati quelli integrali. Si tratta quindi di un alimento estremamente ricco di nutrienti e che non dovrebbe mai mancare alla mattina sulla nostra tavola.

Come scegliere i cereali

Quali sono i cereali migliori per la colazione? Per scegliere al meglio la prima cosa da fare è guardare l’etichetta. In linea di massima la lista degli ingredienti dovrebbe essere breve e contenere solo il cereale o pochi altri componenti.

Se quindi vedi una lista lunga, dove compaiono nomi di additivi o altre cose aggiuntive, passa pure oltre, perché quasi sempre si tratta di un prodotto ricco di zuccheri raffinati e sostanze che non portano reale nutrimento.

In questo video puoi capire come leggere le etichette al meglio

A questo proposito molto probabilmente sull’etichetta leggerai nomi come “sciroppo di glucosio” o “aromi naturali”. Nonostante queste sostanze siano pensate per arricchire il sapore dei cereali, in realtà alla lunga fanno male sotto diversi punti di vista, perché

  • Forniscono poche vitamine
  • Possono causare picchi di glicemia e indurti a mangiare di più
  • Appesantiscono e inducono senso di stanchezza

Da evitare sono inoltre quei cereali per colazione che contengono sale e conservanti. Questi solitamente vengono aggiunti per migliorare la croccantezza del prodotto, ma in realtà non danno alcun beneficio.

Via libera invece ai cereali che provengono da agricoltura biologica. Puntando su questi potrai andare sul sicuro e essere certo di scegliere un prodotto fatto con ingredienti genuini.

Cereali per colazione: i più comuni

A seconda delle tue esigenze puoi trovare i cereali per colazione più adatti a te. Per facilitarti le cose, il consiglio è di dare un’occhiata alla tabella nutrizionale che trovi sulla confezione, in modo da capire se possono fare al caso tuo.

Attenzione però: spesso alcuni cereali contengono grassi, specialmente quelli arricchiti con gocce di cioccolato o altre golosità. Se stai seguendo una dieta dimagrante questi non sono molto adatti!.

Ecco una lista dei cereali più comuni e tutte le loro proprietà.

Fiocchi di mais (cornflakes)

Sono i cereali più semplici, ottimi per una colazione sana ed equilibrata. Li puoi gustare solo con il latte, o aggiungendo noci e frutti rossi per un pasto ancora più bilanciato.

Riso soffiato

Piace tanto ai bambini ed è ottimo per avere una sferzata di energia. Attenzione però perché non contiene molte vitamine, che andrebbero integrate ad esempio con un frutto.

Farro, soia e quinoa

Questi cereali sono l’ideale per gli sportivi, poiché apportano più proteine rispetto a quelli tradizionali, perciò contribuiscono al mantenimento della massa muscolare.

Crusca di avena

Ecco infine il cereale ideale per chi ha problemi di intestino pigro. L’avena infatti è ricca di fibre insolubili che favoriscono l’eliminazione delle scorie. Per una colazione più completa provali con una tazza di yogurt probiotici, che ripristinano la flora batterica intestinale.

I cereali a colazione sono un’ottima idea per tenersi in forma a tavola. Se vuoi proseguire anche a pranzo e cena, prova i nostri piatti su Nutribees.

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Digiuno intermittente – Funziona davvero?

Orientarsi tra le mille diete per dimagrire non è facile e spesso non si ottengono i risultati sperati. Uno dei regimi più discussi degli ultimi tempi è quello del digiuno intermittente. Si tratta, come dice il nome, di una dieta in cui si alternano momenti in cui si può mangiare ad altri in cui si saltano i pasti.

Naturalmente il tutto non viene fatto a caso, ma seguendo degli schemi e degli orari ben precisi. Lo scopo della dieta è non solo bruciare grassi nell’immediato, ma di modificare l’equilibrio ormonale in modo da favorire ulteriormente la perdita dei chili di troppo.

Tuttavia, questo regime non è per tutti. Scopriamo insieme in cosa consiste la dieta del digiuno intermittente e in quali casi può servire.

Le diverse tipologie di digiuno

Esistono vari tipi di digiuno intermittente, e il consiglio è di chiedere al proprio medico quale può essere il più adatto al proprio corpo, in modo da poterlo sostenere senza troppi problemi.

Ricorda inoltre che, anche nei momenti in cui si mangia di meno, l’ apporto calorico non deve comunque andare al di sotto delle 300-500 calorie, perché altrimenti la salute ne potrebbe risentire. Insomma, saltare i pasti va bene, purché lo si faccia con criterio.

digiuno intermittente
Esegui il digiuno in maniera corretta, evitando di non scendere troppo con le calorie

Ecco le tipologie di digiuno intermittente più diffuse:

  • Lo schema 16/8: in questa variante si suddivide la giornata in intervalli di 16 ore durante i quali bisogna digiunare, ad altri di 8 ore in cui si può mangiare normalmente. La cosa importante è seguire con attenzione gli orari, magari facendo coincidere le ore di digiuno durante la notte
  • Digiuno a giorni alterni: questo schema, detto anche “Eat Stop Eat”, prevede che si alternino giorni in cui si mangia in modo normale ad altri in cui si assume solo il 25% del proprio fabbisogno calorico
  • Dieta fast: ulteriore variante in cui per due giorni si assumono al massimo 650 calorie, mentre per gli altri cinque non c’è alcuna restrizione. Durante i giorni di digiuno è consigliato consumare alimenti integrali, molta verdura e proteine

Qualunque sia la tipologia di digiuno intermittente che tu scelga, ricorda che devi comunque bere molto per mantenere l’organismo idratato. Alla dieta potrà essere associata anche dell’attività fisica, così da sviluppare la massa muscolare.

Digiuno intermittente: come funziona e i vantaggi

Un regime di digiuno intermittente si basa su un semplice principio: saltando i pasti, si dimagrisce. Evitando di assumere calorie, il fisico infatti è indotto a bruciare la massa grassa, facendo perdere i chili di troppo.

Ma non solo. Una dieta di questo tipo ha il vantaggio di cambiare completamente il metabolismo, modificando l’equilibrio ormonale. In primo luogo migliora la sensibilità insulinica. Degli studi hanno infatti dimostrato che il sovrappeso può interferire sulla capacità di questa sostanza di ridurre i livelli di zucchero nel sangue, favorendo l’accumulo di grassi. Digiunando invece si porta il corpo a produrre meno insulina, facendolo quindi dimagrire.

Il digiuno intermittente inoltre aumenta la secrezione dell’ormone della crescita, rendendo più veloce la sintesi delle proteine e aumentando la massa muscolare a discapito di quella grassa.

digiuno intermittente
Il digiuno intermittente, associato ad un buon allenamento, favorisce l’aumento di massa muscolare

Un regime di questo tipo infine sembra contribuisca ad accelerare il rinnovamento cellulare, riparando i tessuti e dando un generale senso di benessere.

A chi è indicato?

In linea di massima il digiuno intermittente permette di dimagrire, perché permette di diminuire l’apporto calorico, a meno che naturalmente non si esageri nei momenti in cui si può mangiare.

Detto ciò, bisogna ricordare che questa, come tutte le diete, non va improvvisata ma seguita sotto stretto controllo medico. Per seguire un regime dimagrante di questo tipo bisogna inoltre avere una grande disciplina, poiché gli attacchi di fame possono essere frequenti specialmente nei primi giorni.

digiuno intermittente
Durante un digiuno intermittente potrebbe non essere facile mangiare al giusto orario, attenzione!

Questo andrebbe inevitabilmente a vanificare gli sforzi, quindi conviene chiedersi se si è davvero in grado di gestire uno stress di questo tipo. Non potendo mangiare per degli intervalli di tempo ben precisi, bisognerà poi fare i conti con l’impatto che questo avrebbe sulla propria vita sociale. Cosa succederebbe infatti se venissi invitato a pranzo fuori e non potessi toccare cibo?

Esistono infine alcune categorie di persone che dovrebbero evitare un regime dietetico simile, come i diabetici, chi ha malattie cardiovascolari o le donne in gravidanza. Insomma, digiuno intermittente sì, ma solo se riesci a seguirlo con regolarità e sei in buona salute.

Durante un regimo restrittivo come il digiuno intermittente è comunque importante nutrirsi in modo corretto e bilanciato. Sul sito di Nutribees trovi ricette amiche della linea e ricche di ingredienti. Ordina dal nostro menu e effettua il test per scoprire i piatti più adatti a te!

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La vitamina D a cosa serve? – Ecco tutte le sue proprietà

La vitamina D è una vitamina di tipo liposolubile, che si scioglie quindi nei grassi. Ḕ estremamente importante per il nostro corpo, tanto che una sua carenza potrebbe causare alcuni problemi, soprattutto a livello osseo.

 In natura ne esistono due varianti:

  • La Vitamina D2 (o elgocarciferolo), che viene assunta tramite l’alimentazione alimenti
  • La vitamina D3 (o cole calciferolo), che viene invece sintetizzata dal nostro organismo

La prima è presente in piccole quantità in alcuni cibi e si può assumere normalmente attraverso l’alimentazione. Ḕ però soprattutto la vitamina D3 ad essere maggiormente presente nel nostro organismo, in quanto viene assunta grazie all’esposizione alla luce del sole.

Vediamo insieme a cosa serve la vitamina D e perché fa bene.

Vitamina D: quanta ne serve e come assumerla

Prima di scoprire a cosa serve la vitamina D, va detto innanzitutto che il suo fabbisogno giornaliero all’interno nell’organismo varia a seconda dell’età: si passa dalle 400 unità per bambini e adulti fino a 50 anni, alle 600 unità fino ai 70 anni, alle 800 unità per persone più anziane.

Ecco perché banalmente più si invecchia, più è consigliato passare del tempo all’aria aperta. In linea di massima il tempo di esposizione minimo consigliato per assumere ogni giorno il corretto fabbisogno di vitamina D è di 15 minuti.

L’esposizione ai raggi solari è infatti fondamentale per sintetizzare la sostanza, poiché, come si è detto, questa è scarsamente presente in natura.

I cibi che contengono la vitamina D sono:

  • L’olio di fegato di merluzzo
  • Le uova
  • Il latte e i suoi derivati
  • Il pesce marino (salmone, aringhe, sardine)

Oltre a questi, la sostanza è poi presente anche in alcuni funghi selvatici. Nonostante l’assunzione di vitamina D tramite l’alimentazione sia marginale, questa però può dare un contributo nella brutta stagione, quando si tende a stare di più in casa e quindi a esporsi meno ai raggi solari.

Vi sono infine degli integratori, che possono essere presi all’occorrenza per esigenze legate alla crescita o durante la gravidanza e allattamento. Tuttavia, l’esposizione ai raggi solari già da sola dovrebbe garantire la giusta quantità di vitamina D giornaliera.

A cosa serve la vitamina D: le sue funzioni

La vitamina D serve principalmente a mantenere costante il livello di calcio e fosforo nel sangue, regolando il modo in cui questi minerali vengono immagazzinati nel nostro corpo, e impedendo che questi si depositino all’interno di tessuti errati (come arterie, reni e cartilagini delle ossa), cosa che potrebbe provocare gravi patologie.

Questa è una funzione estremamente importante, poiché tra le proprietà del calcio  c’è anche quella di far lavorare correttamente il cuore e i muscoli. La vitamina D insomma ha un ruolo fondamentale per farci stare in salute!

Un’altra sua importante azione è di garantire l’apporto di calcio alle ossa e ai denti, sia durante la crescita che durante l’età adulta. La vitamina D serve perciò al nostro organismo come una sorta di “guardiano” che fa in modo che i sali minerali siano distribuiti correttamente. Ḕ infine ottima per preservare il sistema immunitario e proteggere il corpo dalle infezioni.

Piccola curiosità: dal punto di vista biologico è una sostanza non attiva. Una volta introdotta, ha quindi bisogno di un enzima per funzionare all’interno dell’organismo, che nello specifico viene prodotto nel fegato. Per questo motivo spesso non viene considerata una vera e propria vitamina ma viene trattata come un ormone, dato che si comporta in modo simile.

Carenza ed eccesso

Ora che abbiamo visto a cosa serve la vitamina D e quanta ne serve per farci stare bene, due parole su cosa succede se ne assumiamo troppo poca oppure se nel corpo ne circola una quantità eccessiva. La carenza di vitamina D porta ad avere meno calcio nelle ossa che, a lungo andare, può causare l’osteoporosi.

Per questo motivo si consiglia soprattutto alle donne di controllare regolarmente i propri valori di vitamina D attraverso le analisi del sangue, in modo da non avere spiacevoli conseguenze in età avanzata. Avere una carenza di vitamina D può inoltre rendere i denti meno forti e favorire l’insorgere della carie.

Un eccesso di vitamina D si verifica invece quando per un malfunzionamento il corpo ne assorbe troppa. Se questo accade si deposita troppo calcio nei tessuti, con problemi soprattutto ai reni. In questo caso bisogna quindi intervenire consumando meno cibi ricchi di calcio.

Nutribees ti propone diversi piatti per integrare la vitamina D a tavola, specialmente ora che è inverno. Prova dal nostro menu le ricette di pesce come il Salmone con filetti di carote e salsa al curry: ricco di gusto.

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Edulcorante maltitolo: cos’è e a cosa serve

Con il nome di edulcorante maltitolo si intende uno dei dolcificanti più utilizzati nell’industria alimentare al posto del comune zucchero. Si tratta di una sostanza creata in laboratorio, che viene utilizzata soprattutto per la preparazione di caramelle e chewing-gum e nei prodotti dolciari per diabetici.

Viene inoltre impiegata

  • Per dolcificare e coprire il sapore di alcuni medicinali (es. gli sciroppi)
  • Nei prodotti per l’igiene del cavo orale

Dal punto di vista chimico il maltitolo viene classificato tra i dolcificanti polialcoli, cioè quelle sostanze (come anche il sorbitolo e il mannitolo) che hanno un minore impatto glicemico sull’organismo e un più basso potere dolcificante rispetto al saccarosio.

Ma scopriamo più nel dettaglio cos’è il maltitolo e i motivi per cui viene utilizzato.

Edulcorante maltitolo: di cosa si tratta?

Il maltitolo non è presente in natura, fatta eccezione per alcune piccole quantità trovate nel malto tostato e nelle foglie di cicoria. La sostanza viene infatti realizzata chimicamente a partire dal maltosio, che a sua volta proviene dall’amido di mais.

Sulle etichette degli alimenti a volte lo si trova indicato con la dicitura E965, ma è un dolcificante talmente comune che quasi sempre si scrive il nome per esteso. Questo dolcificante viene inoltre venduto anche in polvere o sciroppo, da utilizzare al posto dello zucchero.

Non a caso, l’edulcorante maltitolo ha un sapore dolce del tutto simile a quello del comune saccarosio, e per questo motivo ne è un ottimo sostituto. Per l’esattezza, il suo potere dolcificante è pari al 75% di quello dello zucchero.

Non solo: spesso lo si preferisce ad altri dolcificanti artificiali come saccarina o il ciclamato perché, a differenza di questi, non lascia un retrogusto amarognolo in bocca.

Caratteristiche della sostanza

Quando si parla di edulcorante maltitolo, sono però soprattutto le caratteristiche fisiche e chimiche della sostanza che la rendono interessante dal punto di vista alimentare.

Innanzitutto il maltitolo è meno calorico del saccarosio (il primo fornisce 2,1 calorie per grammo contro le 3,9 del secondo), il che lo rende ottimo per chi sta effettuando una dieta dimagrante. Spesso viene infatti consigliato a persone in forte sovrappeso o obese.

Un’altra caratteristica interessante è che, a differenza del normale zucchero, non provoca la carie. Alcuni studi hanno inoltre rilevato che è addirittura in grado di prevenire la formazione della placca dentale, motivo per cui questa sostanza compare spesso tra gli ingredienti di dentifrici e colluttori.

edulcaorante maltitolo
A differenza di altri dolcificanti, pare che il maltitolo non provochi carie, bensì aiuti a prevenire la placca sui denti

Non da ultimo, l’edulcorante maltitolo:

  • È termostabile, quindi può essere utilizzato in cottura
  • Non altera sapore, colore e consistenza degli impasti

Edulcorante maltitolo: perché fa bene in caso di diabete

Come si è già detto però è il basso indice glicemico che fa del maltitolo un dolcificante parecchio impiegato nella preparazione di alimenti per soggetti diabetici. Questo è infatti pari a 53, contro un indice 100 del glucosio e 70 del saccarosio.

In altre parole, il dolcificante maltitolo, rispetto alle altre due sostanze, viene assorbito nel sangue più lentamente, evitando che si verifichi il picco glicemico tipico di chi soffre di diabete.

Altra caratteristica che rende il maltitolo perfetto per chi soffre di questa patologia, è il fatto che sia insulino-indipendente. Questo significa, una volta ingerito, la sua presenza nel sangue non influisce sui livelli di insulina e quindi non è pericoloso per un organismo che non è in grado di riprodurla.

Edulcorante maltitolo: fa male?

A proposito di edulcorante maltitolo se ne sentono tante. Senza dubbio la sostanza offre molti vantaggi anche se, come per altri additivi chimici, vi sono ancora dei dubbi su una sua presunta nocività per la salute.

Quello che è certo è che, se si esagera con le quantità, può dare problemi di tipo intestinale. Le sostanze dette polialcoli, di cui il maltitolo fa parte, hanno infatti tendenza a provocare crampi addominali e avere un effetto lassativo.

Attenzione a non esagerare con le dosi! L’edulcorante maltitolo può dare problemi all’intestino

Per evitare questo brutto effetto collaterale, basta però non consumare troppi alimenti che lo contengono. Di solito sulle confezioni sono riportare le dosi consigliate, in modo da non sbagliare.

Per concludere, sono stati fatti degli studi per capire se l’edulcorante maltitolo sia seriamente pericoloso e possa provocare patologie gravi. In realtà non si è mai arrivati a dei risultati certi, perciò ad oggi la sostanza è considerata sicura.

Se sei attento alle problematiche della salute vorrai certamente avere un’alimentazione equilibrata e priva di sostanze dannose.

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Dieta dissociata: come funziona e un esempio di menù

La dieta dissociata è famosa per essere un regime alimentare che promette numerosi effetti benefici al corpo. Perdita di peso, digestione migliorata e migliore assimilazione dei nutrienti sono solo alcuni delle conseguenze di questa dieta. Sempre di più la dieta dissociata è stata utilizzata da nutrizionisti, dietisti e dietologi per i propri pazienti, diventando una delle alimentazioni più diffuse nel panorama dietetico di tutto il mondo. Ma che cos’è esattamente e come funziona? Quali sono i suoi veri pro e i contro?

Dieta dissociata: che cos’è e come funziona

Questo regime si basa sulla corretta associazione degli alimenti. Il Dott. William Howard Hay nel 1931 pubblica la dieta dissociata partendo da una considerazione di base: la digestione delle proteine avviene in un ambiente acido, mentre quella dei carboidrati avviene in uno basico. Questo dimostrerebbe secondo lui che l’assunzione di entrambi i macronutrienti nello stesso pasto provocherebbe un forte rallentamento della digestione, affaticando l’organismo.

Regole base

Il regime alimentare dissociato abbisogna quindi di alcune regole base, che scandiscono la ripartizione degli alimenti durante l’arco della giornata:

  1. Il pasto più abbondante nell’arco della giornata è il pranzo
  2. Far passare almeno 4 ore tra un pasto e un altro
  3. Non consumare durante lo stesso pasto proteine, carboidrati e frutti acidi
  4. Carboidrati vanno consumati in larga parte entro il pranzo. Le proteine si assumono a cena
  5. Proteine, grassi e amidi limitati
  6. Non mescolare più proteine nello stesso pasto
  7. Evitare frutta e dolci dopo i pasti
  8. Non consumare alcol e caffeina
  9. Prediligere grani integrali
  10. Non associare carboidrati semplici a quelli complessi
dieta dissociata
Prediligi sempre nelle tue diete carboidrati integrali: oltre che essere più leggeri, hanno anche un indice glicemico più basso

Alimenti: quali assumere e quando

Oltre alle regole base, la dieta dissociata attua una distinzione tra alimenti, dividendoli in alimenti a digestione basica, acida e alimenti neutri.

  • Alimenti a digestione basica: sono tutti i carboidrati e farinacei come pasta, pane, pizza, patate, legumi, frutta (banane) e frutta secca (nocciole, noci, castagne), marmellata, cioccolato, miele.
  • Alimenti a digestione acida: a questa categoria appartengono la carne sia rossa che bianca, il pesce, salumi, latticini e formaggi magri. Anche la frutta come mele, pere, albicocche, prugne, ananas, kiwi, agrumi, fragole, pesche e pomodori.
  • Alimenti neutri: sono tutti i condimenti come l’olio evo, il burro e alcune verdure come carote, zucchine, melanzane, broccoli, spinaci, funghi, fagiolini.

Fatte queste distinzioni, la dieta dissociata – come accennato poco sopra – prevede alcune accortezze: un esempio è che gli alimenti acidi non vadano mai assunti insieme agli alimenti basici. Per l’organismo è tuttavia consigliato mangiare delle grandi quantità di frutta e verdura, in quanto hanno un potere disintossicante sull’organismo.

Esempio di dieta dissociata

Un esempio di dieta dissociata giornaliera prevede un apporto calorico base di circa 1200-1300 kcal. Questo è solo il punto di partenza dal quale partire: in base alla corporatura e i parametri fisici come altezza, peso e stile di vita, è opportuno alzare l’apporto calorico necessario. Se vuoi sapere la tua condizione corporea, compila il nostro test nutrizionale gratuito: ti verranno mostrati i tuoi parametri e consigliati i piatti più adatti alle tue esigenze.

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La dieta dissociata prevede uno schema giornaliero di questo tipo

  • COLAZIONE: frutta fresca con yogurt o latte scremato + tè verde o caffè
  • PRANZO: scegli tra un piatto di pasta o riso (80gr circa) con insalata o verdure grigliate, una porzione di proteine (circa 150gr) con insalata o verdure grigliate
  • CENA: scegli tra una porzione di proteine (carne, pesce, uova 150/200 grammi) con verdure, una porzione di salumi con verdure, una zuppa di verdure con patate o una porzione di carboidrati da circa 50g e verdure
  • SPUNTINI: spremuta, frutta a scelta o centrifugato
dieta dissociata
Burger di cefalo con verdure saltate: ottimo esempio di pasto per la dieta bilanciata

Noi di Nutribees abbiamo una ricca scelta di primi e secondi piatti accompagnati da ottimi contorni di verdure. Scegli nel nostro menù tra più di 40 ricette a settimana, preparate secondo i principi della dieta mediterranea con ingredienti di qualità.

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Benefici e controindicazioni

Ricapitolando: quali sono i benefici effettivi della dieta dissociata? Ci sono invece delle controindicazioni? Uno dei pro principali di questo regime alimentare è sicuramente

  • aiutare la digestione.
  • La dieta dissociata porta l’organismo ad una depurazione, riducendo le tossine che fermentano nell’intestino – eliminando il gonfiore.
  • Se combinata ad un regime ipocalorico, la dieta prevede una perdita di chili in eccesso.

Esistono ovviamente anche delle controindicazioni che si riscontrano in questo regime alimentare.

  • La dieta dissociata – se fatta per troppo tempo – può risultate monotona e stancante.
  • Inoltre, per alcuni nutrizionisti questo regime alimentare non è molto efficace: la capacità di assimilazione degli ingredienti – infatti – è del tutto soggettiva e spesso non è legata all’associazione dei nutrienti.
  • Se la dieta dissociata diventa eccessivamente proteica, può causare scompensi a reni e fegato.

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Dieta per diverticoli: cosa mangiare e cosa no

I diverticoli sono delle piccole cavità con la forma di sacchetti che si possono formare in diversi tratti dell’apparato digerente, e in particolare nel colon. Se questi si infiammano possono dare luogo alla cosiddetta diverticolosi o malattia diverticolare, che può creare problemi digestivi. Una corretta dieta per diverticoli può aiutare a evitare l’insorgere del disturbo e a mantenere l’intestino in salute.

I diverticoli spesso si formano per la troppa pressione a cui sottoponiamo il nostro intestino. Sapere cosa è bene mangiare e cosa no è quindi il primo passo per la prevenzione. I frequenti controlli dal medico (soprattutto dopo i 40 anni) sono utili per verificare la presenza di diverticoli infiammati nell’organismo e intervenire prontamente.

Vediamo insieme nel dettaglio in cosa consiste il disturbo e come impostare la dieta per diverticoli.

Diverticolosi: cos’è e quali rischi comporta

I diverticoli non sono altro che delle piccole escrescenze che si formano nella mucosa dell’ultima parte del tratto intestinale. Poco presenti nelle persone giovani, cominciano a comparire con i 40 anni, e sono abbastanza frequenti dopo i 60. Tra le cause più frequenti vi sono:

  • Vita sedentaria
  • Alimentazione scorretta, ricca di cibi grassi e conservati
  • Abuso di fumo e alcool

Nella maggior parte dei casi i diverticoli sono asintomatici, ma in alcuni casi possono provocare colite, bruciore e stitichezza. Ma non solo: se il disturbo non viene curato in tempo, l’infiammazione può sfociare nella diverticolite o peggio, causare problemi ben più gravi.

Ḕ quindi importante curare particolarmente l’alimentazione e seguire con attenzione la dieta in caso di diverticoli. Vi sono infatti dei cibi che vanno bene sempre e altri che invece sarebbero da evitare nel caso il disturbo si aggravasse.

Dieta per diverticoli: regole generali

In linea di massima la prima cosa da fare in caso di diverticoli infiammati è aumentare la quantità di fibre (circa 30-40g al giorno) nella propria alimentazione. Le fibre infatti sono utili perché trattengono acqua all’interno dell’intestino, e in questo modo rendono più facile l’eliminazione delle scorie, diminuendo così la pressione all’interno.

dieta per diverticoli
L’assunzione di fibre è importante per migliorare la condizione dei diverticoli

In una corretta dieta per diverticoli è bene assumere due tipi di fibre:

  • Le fibre insolubili, di cui sono ricchi i cereali integrali, che hanno appunto il compito di richiamare acqua nel tratto intestinale e favorire l’espulsione delle feci
  • Le fibre solubili, contenute invece nei legumi, che servono a riequilibrare la flora batterica dell’intestino

Sempre per favorire la motilità intestinale, è inoltre importante mantenere l’organismo ben idratato, bevendo almeno un litro e mezzo di acqua al giorno. Vanno poi evitati i cibi troppo grassi, soprattutto di origine animale, come la carne rossa.

Da evitare anche gli zuccheri raffinati (prodotti da forno, bevande…) e le spezie piccanti come peperoncino e curry, che tendono ad infiammare il colon. Non da ultimo, bisogna imparare a masticare bene, poiché la digestione inizia già nel momento in cui ingeriamo il cibo.

Dieta per diverticoli: i cibi consigliati

Passiamo ora ad elencare gli alimenti più indicati della dieta per diverticoli:

  • Frutta: sono consigliate mele, pere, prugne, arance e albicocche, da consumare sia fresche con la buccia che cotte sottoforma di purea
  • Verdura: questo è l’alimento che contiene più fibre e acqua in assoluto. Via libera quindi a lattuga, radicchio, zucchine, asparagi, broccoli e melanzane.
  • Cereali integrali: come si è già detto sono indicati per fare il pieno di fibre insolubili, perciò sono da preferire a quelli raffinati. Oltre ai classici pasta e riso sono ottimi anche farro, orzo e quinoa
  • Cannella, curcuma e zenzero: queste spezie hanno proprietà antinfiammatorie e sono ottime per mantenere un ambiente sano nell’intestino

Nel caso in cui i diverticoli dovessero infiammarsi ulteriormente, bisogna fare ulteriore attenzione alla dieta. Se le fibre infatti risultano utili per la diverticolosi, non lo sono altrettanto per la diverticolite.

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Un consumo esagerato potrebbe “ripulire” troppo l’intestino e farlo infiammare ancora di più. In questo caso la dieta per diverticoli sarà liquida, a base di tanti centrifugati di frutta e verdura, utili per reidratare l’organismo. Gli altri alimenti saranno poi reintrodotti gradualmente, a mano a mano che l’infiammazione scomparirà.

dieta per diverticoli
Centrifugati di frutta e verdura, ottimi in caso di diverticolite

Attenzione però ai frutti con semini come fragole e kiwi: questi vanno tolti, altrimenti potrebbero irritare la mucosa intestinale e peggiorare il problema!

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Dieta 1400 calorie – Come dimagrire in modo salutare

Dimagrire senza fare troppe rinunce è una delle sfide più comuni per chi vuole perdere peso. In circolazione esistono tantissime diete, più o meno drastiche. Molto spesso però non è privandosi di alcuni alimenti che si ottengono risultati. A questo proposito, uno dei regimi più efficaci e riconosciuti dal punto di vista medico è la dieta 1400 calorie.

Si tratta di un modello alimentare bilanciato e corretto dal punto di vista dell’apporto di macronutrienti. La dieta da 1400 calorie permette infatti di perdere peso senza dover rinunciare a ciò che ci piace. A causa del ridotto contenuto calorico, è tuttavia una dieta che va seguita per un breve periodo e soprattutto sotto controllo medico (no alle diete fai da te!).

Scopriamo insieme cos’è la dieta 1400 calorie, a chi è indicata, e un esempio di menu per seguirla.

Dieta 1400 calorie – Caratteristiche principali

Nel regime alimentare da 1400 calorie abbiamo tre pasti principali più due spuntini, dove le calorie sono ripartite in questo modo:

  • Colazione: 300 calorie
  • Pranzo:  300 calorie
  • Cena: 600 calorie
  • Due spuntini (a metà mattina e nel pomeriggio) da 100 calorie ciascuno

La scelta degli alimenti è particolarmente importante in un modello alimentare di questo tipo. In particolare è consigliato consumare tanta frutta e verdura fresca, yogurt, cereali integrali e legumi. Questi cibi consentono infatti non solo di perdere i chili in eccesso, ma di fornire al fisico le vitamine e i nutrienti di cui ha bisogno.

dieta 1400 calorie
Imposta la tua dieta sulla regola del piatto sano

Le fibre assumono inoltre un ruolo chiave nella dieta 1400 calorie, perché favoriscono lo smaltimento delle scorie da parte dell’organismo e di mantenersi così in forma. Ḕ importante inoltre variare il più possibile gli alimenti, mangiando di tutto senza esagerare.

Infine, come in ogni regime per perdere peso, anche in questo caso è necessario eliminare tutti quei cibi che fanno ingrassare come dolci, insaccati, fritti, succhi di frutta e bevande zuccherate.

Se seguita in modo attento, la dieta 1400 calorie permette di perdere fino a 4kg in un mese. Naturalmente questa dovrà poi essere seguita da un periodo di mantenimento durante il quale si dovrà cercare di non sgarrare, onde evitare di vanificare  risultati ottenuti con la dieta.

A chi è indicata?

Come già ribadito, la dieta da 1400 calorie non è per tutti e non può essere effettuata a lungo. Non dimentichiamo infatti che il contenuto calorico è davvero ridotto, nonostante il regime permetta di variare gli alimenti e avere sempre un menu nuovo.

In linea di massima, questa dieta è indicata soprattutto a chi vuole perdere in poco tempo alcuni chili di troppo, presi magari dopo un periodo di alimentazione particolarmente disordinata.

dieta 1400 calorie
La dieta è indicata per chi vuole perdere peso in poco tempo. Si consiglia tuttavia il consiglio di un medico specializzato

La dieta 1400 calorie è però sconsigliata alle persone di statura elevata e corporatura imponente; sembrerà banale, ma per mantenere in forma un fisico simile bisogna introdurre più calorie! Se vuoi conoscere il tuo dispendio calorico giornaliero e il tuo peso ideale, compila il test nutrizionale gratuito. Ti verranno indicate tutte le informazioni utili sulla tua condizione fisica e i piatti più adatti alle tue esigenze.

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Prima di seguire un regime nutrizionale di questo tipo, è pertanto necessario consultare il proprio medico, che provvederà a verificare se vi sono carenze, intolleranze o patologie. In questo modo vi potrà consigliare quali sono gli alimenti più corretti per la vostra dieta.

Dieta 1400 calorie – Un esempio di menu

Nella dieta 1400 calorie la colazione assume un ruolo particolare perché serve ad incamerare gran parte delle energie necessarie durante la giornata. Via libera quindi a:

  • Muesli
  • Frutta
  • Latte scremato e yogurt
  • Biscotti secchi, fette biscottate e frollini

A pranzo e a cena è consigliato abbondare con la verdura, come zucchine, spinaci, melanzane e carciofi. Per quanto riguarda i primi piatti, si può mangiare pasta o riso integrali, senza esagerare con le quantità. Come secondo invece in una dieta di 1400 calorie vanno bene tacchino, pollo, formaggi magri e pesce.

Per resistere infine agli attacchi di fame nervosa sono utili gli spuntini a base di frutta fresca o barrette proteiche, perfetti tra l’altro per accelerare il metabolismo e far bruciare più grassi.

Ecco un esempio di menu giornaliero per una dieta 1400 calorie.

Colazione

Una tazza di latte scremato e caffè + 4 fette biscottate con un velo di confettura

Spuntino

200g di frutta

Pranzo

100 grammi di pasta al pomodoro e ricotta + 25g di pane + un frutto

Spuntino

Un vasetto di yogurt magro

Cena

130g di pollo alla piastra + 120g di verdure grigliate + 30g di pane + un frutto

Prova i nostri Spaghetti Integrali dell’Orto o gli Straccetti di Pollo con olive, pomodoro e fagiolini. Li puoi ordinare dal nostro menu con consegna direttamente a casa tua!