Per un approccio ideale al cibo uno dei mezzi di controllo di cui disponiamo è uno strumento di autoregolazione, ossia la capacità innata di dire “sono sazio”.
Seguendo questo, non sarebbe più necessario ricorrere alle limitazioni esterne. Se riuscissimo a recuperare questo strumento avremmo in pugno la nostra alimentazione e saremmo in grado di gestire ogni situazione, qualsiasi essa sia, assecondando quello che dice il nostro stesso corpo.
Però, la sazietà è qualcosa che frequentemente facciamo fatica a percepire e che tendiamo a confondere con la pienezza fino ad attendere che diventi una sensazione fastidiosa. È indispensabile comprendere cosa significa per ognuno di noi la sazietà.
Per poter definire la sazietà è necessario prendere in considerazione alcuni elementi:
Spesso, si associa il senso di sazietà con quello di pienezza. Questo è dovuto al fatto che siamo abituati ad avvertire sia la fame che la sazietà solo quando si arriva ad una situazione estrema e quando il limite è fisico e non più ignorabile.
Nell’arco della giornata, in base all’abbondanza dei pasti, possiamo testare una differente gamma di sfumature di sazietà. Le sfumature più lievi sono quelle a cui dovremmo prestare maggiore attenzione mentre quelle più estreme dovrebbero essere meno comuni.
La sazietà può diventare fastidiosa quando lo stomaco crea una sensazione di dolore e malessere, questo potrebbe anche generare dei sensi di colpa: quello che fa la differenza è comprendere se il senso di colpa è legato al non rispetto del proprio corpo o al fatto di aver “rovinato tutto” rispetto alle proprie regole dietetiche personali.
Dal punto di vista nutrizionale è possibile imparare a spostare l’attenzione dalla sensazione negativa causata dal senso di colpa dopo aver consumato il pasto, all’esercitarsi nell’attuare scelte che pongono la cura di sé al primo posto.