Lo sviluppo delle preferenze alimentari

La creazione di determinate scelte alimentari considera l’interazione tra quella che è la predisposizione genetica e quelli che sono i fattori ambientali. 

Le predisposizioni genetiche che sono state analizzate sono riferite alla reazione neofobica nei confronti di nuovi cibi e alla capacità di far proprie delle preferenze alimentari basate sull’associazione tra il contesto e le conseguenze del mangiare alcuni alimenti. 

Con il termine preferenza si intende la scelta di un alimento piuttosto che un altro sulla basa del proprio gusto, anche se il gradimento è solo uno dei motivi che governa la selezione degli alimenti. Il gusto rimane la chiave che permette di determinare le scelte alimentari e, questo attesta quanto l’atto del mangiare sia un’importante fonte di piacere nella nostra vita quotidiana. 

La neofobia alimentare si traduce in “fobia dei nuovi cibi” e consiste nell’evitare di mangiare nuovi alimenti che, se mangiati, potrebbero rivelarsi nocivi. Allo stesso tempo, svolge una funzione protettiva: siccome mangiare cibi mai sperimentati può essere rischioso non vengono mangiati per proteggersi dall’eventualità che ciò accada. 

Il mangiare è anche un evento sociale quindi la presenza di altre persone può avere un impatto rilevante su quelle che sono le preferenze alimentari e le possibili scelte. Fin dai primi giorni di vita, per esempio, il comportamento alimentare della madre e gli atteggiamenti familiari nei confronti del cibo vanno ad incidere sullo sviluppo di pattern alimentari dei figli. 

A sostegno di questa tesi, uno studio dimostra che quello che le madri mangiano durante la gravidanza e l’allattamento incide nell’esperienza del gusto nel neonato che quindi va a modulare la formazione di preferenze alimentari. 

L’uomo è in grado di associare il gradimento di un alimento alle conseguenze che lo stesso può avere nella sua ingestione. Possono essere positive quindi segnali di piacere prodotti dalla normale sazietà o negativi come nausea e vomito. Nel primo caso questi segnali producono una preferenza per quel determinato alimento mentre nel secondo caso comportano avversione ed evitamento. 

Fornire un’adeguata educazione alimentare partendo dal contesto famigliare fa in modo di promuovere un’alimentazione sana e variegata.