Crescita delle intolleranze: evoluzione e incidenza sulla grande distribuzione

Secondo le statistiche, le intolleranze alimentari sono sempre più diffuse e in aumento tra la popolazione. Il 4,5% della popolazione adulta italiana soffre di intolleranze alimentari: non solo i bambini ma anche gli adulti si scoprono improvvisamente intolleranti a cibi che prima mangiavano senza problemi. 

Ci sono cause diverse legate all’aumento delle intolleranze, come il mutare delle condizioni ambientali o climatiche, lo smog, l’umidità, le nebbie e, infine l’abbassamento delle nostre difese generali. 

Le intolleranze alimentari si manifestano dopo aver consumato un dato alimento. Spesso vengono confuse con le allergie alimentari per la sintomatologia simile, ma le intolleranze non sono causate dal sistema immunitario. 

Le intolleranze più frequenti sono quella al lattosio e al glutine. Tuttavia, la categoria delle intolleranze è molto più variegata; le più diffuse sono: 

  • ai cereali
  • alle carni bianche e rosse
  • agli ortaggi, tuberi, funghi e legumi
  • a pesce e crostacei
  • alla frutta secca o spezie
  • all’uovo
  • al lievito
  • al miele
  • alla caffeina e teina

Il termine intolleranza è stato usato impropriamente, tant’è che le autorità scientifiche ne sollecitano l’utilizzo in modo pertinente al fine di inserirlo correttamente all’interno dei disturbi legati all’alimentazione. 

In egual misura, si cerca di ridurre il potere di test non scientifici. Infatti, c’è la tendenza di affidarsi a valutazioni non mediche, come quelle effettuate in centri estetici o erboristerie.

Cause, Sintomi e Diagnosi 

Le intolleranze dipendono da variabili come l’azione dei batteri del microbiota intestinale. Quindi, quali sono i sintomi? Cattiva digestione, gonfiore e reflusso gastroesofageo possono essere i sintomi dell’azione dei batteri fermentativi.

La diagnosi di intolleranza alimentare è possibile solamente dopo aver indagato ed escluso che non si tratti di un’allergia alimentare. Per individuare l’alimento sospetto sarà sufficiente eliminarlo dalla propria alimentazione per 2-3 settimane e poi re-introdurlo per altre 2-3 settimane. 

Qualora i sintomi scompaiano durante il periodo eliminazione dell’alimento e si ripresentino successivamente alla re-introduzione, si tratta di una reazione avversa al cibo. 

Influenze sulla grande distribuzione

L’aumento delle intolleranze alimentari è un cambiamento che ha modificato le abitudini degli chef, il carrello della spesa al supermercato e il modo in cui le aziende produttrici di alimentari si sono adeguate rispetto alle nuove gamme e linee di prodotti che propongono sul mercato. 

Quali sono le conseguenze sulla produzione della grande distribuzione? 

Fino agli anni ’80 coloro che soffrivano di intolleranze alimentari erano una nicchia di mercato. I consumatori erano costretti a rinunce, dovevano sostenere dei costi elevati e i cibi non erano facilmente reperibili. Oggi non è più una nicchia ma una fetta preponderante di mercato.  

Lo scaffale dei supermercati si riempie sempre di più di prodotti dedicati a questa categoria di persone. Pertanto, è necessario che le corsie dei supermercati siano riorganizzate introducendo questa tipologia di articoli. 

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