Nei paesi industrializzati è semplice, al giorno d’oggi, far sembrare oro anche ciò che non luccica.
Tutto ciò è riscontrabile anche e soprattutto nel settore alimentare, dove, grazie agli sviluppi in ambito tecnico e scientifico, la varietà di stratagemmi che le aziende possono mettere in atto per fare passare un certo alimento per ciò che non è cresce quotidianamente.
In questo contesto si inseriscono gli additivi alimentari: sostanze che vengono aggiunte ai prodotti alimentari per svolgere determinate funzioni tecnologiche, ad esempio per colorare, dolcificare, conservare o migliorare l’aspetto, il sapore, il colore o il profumo del suddetto prodotto.
Essi vengono classificati in base alla loro funzione. Si possono trovare tre macrocategorie di additivi:
1) additivi che aiutano a preservare la freschezza degli alimenti: conservanti, che rallentano la crescita di microbi, e antiossidanti, che prevengono i fenomeni di irrancidimento.
2) additivi che migliorano le caratteristiche sensoriali degli alimenti: coloranti, addensanti, emulsionanti, dolcificanti, esaltatori di sapidità.
3) additivi tecnologici, usati per facilitare la lavorazione degli alimenti, ma che non hanno una specifica funzione nel prodotto finale: agenti antischiuma, anti-agglomeranti…
È bene sapere che per alcuni additivi è fissata una Dose Giornaliera Accettabile (DGA), ossia una quantità che può essere assunta ogni giorno senza riscontrare alcun danno, che viene espressa in mg per kg di peso corporeo per giorno.
Per altri, invece, non vi è un limite alla quantità massima utilizzabile: l’additivo può essere impiegato tanto quanto basta per ottenere l’effetto tecnologico desiderato nel prodotto finale. In questo caso nell’etichetta si troverà la dicitura quantum satis.
Tra gli additivi esistono, però, alcuni che posso essere considerati pericolosi. Essi variano molto in termini di quantità e tipologia, ma la maggior parte di essi è fondamentale per garantire standard di gusto e, in alcuni casi, anche di sicurezza, nei cibi che consumiamo quotidianamente.
Questo fattore dovrebbe influenzare e guidare le nostre scelte: dalla frutta e verdura fresca (che possono essere trattate con cera, ad esempio, per migliorarne l’aspetto e renderle più appetibili alla vista) fino a tutti i prodotti pre-cotti, succhi di frutta, insaccati e formaggi preconfezionati (che hanno preparazioni lunghe e complesse, quindi necessitano di additivi per mantenere le loro caratteristiche e, soprattutto, per proteggere i prodotti dalla proliferazione batterica e dal deterioramento).
Anno dopo anno, le normative europee sulla sicurezza vengono aggiornate per tutelare i consumatori ed è quindi bene tenersi informati per non eccedere con il consumo di additivi, soprattutto quelli considerati pericolosi.
Valori superiori alla DGA, assunti a lungo, possono favorire l’insorgere di problemi di salute. Le quantità presenti in ogni singolo alimento non vanno specificate sulle etichette, quindi – oltre ad evitare di consumarne il più possibile, in generale – possiamo solamente affidarci ai controlli svolti dal Ministero della Salute in collaborazione con le ASL italiane.
Che problemi possono causare al nostro organismo?
Nell’etichettatura, gli additivi alimentari devono obbligatoriamente comparire tra gli ingredienti, specificando: la funzione e il codice (Coloranti: da E100 all’E180; conservanti: E200-E297; antiossidanti: E300-E337; acidificanti: E338-E380) oppure la denominazione comune. Se vengono impiegati più additivi appartenenti alla stessa categoria, quest’ultima può essere riportata una sola volta (ad esempio coloranti: E101, E102, E104). Gli additivi vanno menzionati in ordine decrescente rispetto alle quantità presenti nel prodotto finale
La prima regola da seguire per evitare tutti questi additivi è ovviamente quella di mangiare più cibo fresco possibile. Qualora si acquisti cibo confezionato o lavorato, preoccupatevi di controllare che gli ingredienti siano pochi e facilmente riconoscibili. In caso contrario, quello che state acquistando non è un alimento, bensì un miscuglio creato ad arte in un laboratorio chimico per risultare appetitoso.