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Dieta Plant based: cos’è e come funziona?

Che cosa si intende con il termine plant based?

La traduzione letterale di plant based è “a base di piante”, “che si basa sulle piante”: parliamo quindi di una dieta prevalentemente vegetale ma non solo.

Stabilire una volta per tutte che cosa si intenda con plant based sembra essere un compito particolarmente difficile: in tanti danno interpretazioni diverse alla sopraccitata dieta, rendendo così difficile fornire una definizione unica.

Non solo vegetali

Chi segue una dieta plant based non consuma solo alimenti vegetali. È corretto dire che si tratti di una filosofia alimentare che si impegna principalmente a rispettare i ritmi e i tempi della terra. Pone al centro la tutela della biodiversità e la valorizzazione delle tradizioni e del territorio. È orientata consapevolmente verso una produzione alimentare su piccola scala e senza passaggi industriali, al fine di preservare l’integrità degli ecosistemi.

Aderiscono a questa filosofia tutte quelle persone che hanno orientato le proprie abitudini alimentari verso il verde, limitando la carne magari ad una sola volta a settimana rispetto alle varie volte di prima, a ridurre gli insaccati, a mangiare pesce sostenibile e a non vietarsi, almeno per il momento, i prodotti di derivazione animale come i latticini e le uova purché di provenienza sicura.

Plant based è quindi un termine gentile, non drastico, che differisce dal veganismo (soprattutto dalla sua variante più estrema).

La dieta plant based non prevede il solo consumo di vegetali.
La dieta plant based non si limita al solo consumo di vegetali.

La dieta plant based non comprende prodotti lavorati industrialmente: dunque vengono eliminati tutti quei cibi raffinati che possono contenere, ad esempio, conservanti e coloranti… Allo stesso modo non esclude del tutto l’assunzione di carne e pesce ma, come detto prima, la limita molto in un’ottica di maggior salute.

Chi aderisce al plant based?

Riguarda in genere un consumatore attento e consapevole, le cui scelte sono influenzate da fattori come la tracciabilità dei circuiti di distribuzione.

Sperimentare nuovi prodotti e piatti in un'ottica più salutare: tra i vantaggi del plant based.
Creatività e un’alimentazione più salutare

L’etica gioca poi un ruolo fondamentale anche se, a differenza del veganismo, non è la questione principale.

Essa, infatti, non parte da questioni etiche, ma salutari e fonda la sua alimentazione su prodotti naturali e grezzi, non raffinati o lavorati industrialmente. È uno stile che implica reali benefici per la salute e la longevità.

Pro e contro di una dieta plant based

Uno dei problemi principali della dieta plant based potrebbe essere il corretto apporto di amminoacidi essenziali, quelli che l’organismo non è in grado di sintetizzare da solo.  Questa mancanza può essere ovviata introducendo le proteine vegetali ai cereali per garantirne l’assorbimento. Integrando cereali e legumi, infatti, si raggiunge un complesso proteico ben equilibrato in grado di coprire il fabbisogno di aminoacidi essenziali. Inoltre è consigliabile scegliere le verdure con il più alto apporto proteico e aumentare la quantità rispetto alle dosi consigliate a chi segue una dieta onnivora.

Verdure, soprattutto quelle col più alto apporto proteico, sono essenziali.
Le verdure sono essenziali in una dieta plant based.

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Fitonutrienti: cosa sono e dove trovarli

Di cosa stiamo parlando?

Il termine “fitonutrienti” indica una varietà di prodotti vegetali, con diverse strutture, in grado di fornire effetti favorevoli alla salute. I fitonutrienti sono sostanze naturali ma non sono chiamati sostanze nutritive in senso tradizionale.

Non essenziali per la pianta stessa che li produce, i fitonutrienti svolgono però efficaci azioni antiossidanti ed antinfiammatorie sul nostro organismo.

Presenti negli alimenti di origine vegetale, i fitonutrienti sono composti in grado, tra le altre cose, di neutralizzare i radicali liberi. Questi sono molecole dannose che il nostro organismo produce in continuazione, capaci di colpire cellule e tessuti e di innescare (o aggravare) diversi processi patologici, come quelli relativi all’apparato circolatorio.

Più di quattromila i fitonutrienti identificati attualmente, essi vengono suddivisi in categorie in base alla loro struttura chimica e al colore che conferiscono ai vegetali.

4 gruppi di fitonutrienti comuni:

  • carotenoidi. Ricchi di antiossidanti, svolgono principalmente un’azione antinfiammatoria, favorendo anche un benessere cardiaco. Contenuti soprattutto negli agrumi, zucca e carote, danno al prodotto vegetale un colore arancione.
I carotenoidi sono tra i fitonutrienti più comuni in natura. Moltissimi cibi ne sono ricchi!
Alcuni alimenti ricchi di carotenoidi, si contraddistinguono per il loro colore arancio.
  • Le saponine.Utilizzate anche in cosmesi, in agricoltura e per realizzare farmaci. Svolgono un ruolo espettorante, ovvero liberano dal muco in eccesso (oltre ad avere poteri antinfiammatori, diuretici e tonificanti). Si possono trovare in piante come la quinoa, la liquirizia o il basilico, oltre che nei legumi, fagioli e aglio. 
La quinoa è tra i prodotti più consigliati quando si ricercano le saponine.
Le saponine sono fitonutrienti presenti anche nella quinoa.
  • polifenoli. Contrastano l’invecchiamento cellulare combattendo l’azione dei radicali liberi, sono antinfiammatori e antivirali. Combattono la vascolarizzazione delle cellule anomale e regolano l’assorbimento e immagazzinamento del colesterolo nel sangue. I polifenoli si dividono in sottocategorie, in base alla loro struttura chimica. Tra i principali segnaliamo i fenoli (presenti in prugne, ciliegie, mirtilli e frutti rossi); i flavonoidi(presenti nelle bacche, cipolle, uva rossa, prezzemolo e cioccolato fondente) e i flavonoli (presenti in mele, fichi e verdura a foglia verde).
More, mirtilli e lamponi sono ricchi di  fitonutrienti fondamentali per contrastare  l'invecchiamento e l'azione dei radicali liberi.
I frutti rossi sono fonte principale di fitonutrienti, in particolare di polifenoli.
  • terpeni. Essi influiscono sull’organismo in vari modi, agendo soprattutto su membrane cellulari, recettori ed enzimi. Influenzano inoltre l’umore, le funzioni immunitarie, il sonno e l’appetito. Sono presenti all’interno di pepe nero, citronella, mango, menta e lavanda.
Tra i frutti più freschi ed estivi, il mango non solo è buonissimo ma dà anche benefici a livello fisico e mentale.
Anche il mango tra i cibi contenti terpeni.

Mangia la frutta e la verdura che ti fa bene!

Ci sono numerosi riscontri scientifici che aiutano a comprendere l’importante potenziale sanitario delle sostanze fitonutrienti nell’uomo. I fitonutrienti possono essere introdotti nella nostra alimentazione attraverso il consumo di verdure (come cavoli e rape ricchi di glucosinolati antitumorali e antiossidanti); frutta (i frutti rossi in particolare contengono i flavonoidi) e legumi (che contengono principalmente le saponine, ottime per regolare i livelli di colesterolo nel sangue, ad esempio). 

Se cerchi qualche spunto su come migliorare la tua dieta o su cosa mangiare per avere il giusto apporto vegetale, prova a dare un’occhiata al nostro menù

Troverai piatti gustosi e bilanciati, perfetti per aiutarti a mangiare meglio!

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Effetto yo-yo: cos’è e come contrastarlo

Cos’è la yo-yo dieting?

L’effetto yo-yo in dietologia indica la perdita e il riacquisto ciclico di peso corporeo in seguito a diete particolarmente ipocaloriche.

Il nome, com’è facile intuire, rimanda al movimento dello yo-yo, dall’alto verso il basso. Allo stesso modo, una dieta di questo tipo consente nel breve periodo di raggiungere una perdita di peso significativa ma, al contempo, non permette il mantenimento efficace del nuovo peso raggiunto. La persona a dieta cercherà quindi di perdere nuovamente il peso riguadagnato, dando vita a un ciclo sfiancante.

Se si torna a mangiare come prima, l’organismo conserverà l’energia assunta sotto forma di riserve di grasso, dato che le calorie in eccedenza gli serviranno come rifornimento. In poche parole, tornare alle proprie abitudini alimentari solite non sarà affatto semplice.

Ritornare alle solite abitudini alimentari dopo una dieta rigida non è facile
Ritornare alle solite abitudini alimentari dopo una dieta rigida non è facile ed è la prima causa dell’effetto yo-yo

3 consigli utili per evitare l’effetto yo-yo:

  • 1. Prestare attenzione al fabbisogno calorico e non mangiare mai meno rispetto a quanto richiesto dal nostro metabolismo basale.
  • 2. Alimentazione e sport vanno di pari passo. Si consiglia di abbinare alla dieta un programma di attività sportiva, adattato al nuovo apporto calorico assunto. L’esercizio fisico regolare rende più facile bruciare calorie per perdere peso extra e accelerare il metabolismo, oltre che scongiurare la perdita di massa muscolare. L’ideale sarebbe riuscire ad allenarsi almeno 3 volte a settimana, ma in realtà bastano pochi accorgimenti per aumentare il movimento quotidiano: prendere le scale invece dell’ascensore, prediligere una camminata alla macchina…
È fondamentale saper unire dieta e attività fisica, anche e soprattutto per non vanificare gli sforzi fatti e contrastare l'effetto yo-yo.
Salire le scale invece di prendere l’ascensore è uno dei piccoli trucchi per aumentare il movimento
  • 3. Ridurre lo stress non sempre è facile, ma è indispensabile per restare in salute e in forma. Da questo punto di vista, lo sport può rappresentare un buon punto di partenza, perché garantisce equilibrio. Prendersi delle pause, anche piccole, in cui sei sol* con te stess* o fai qualcosa che ti dà piacere, riduce notevolmente lo stress.

Il ruolo di una dieta efficace:

La voglia di dimagrire e mettersi in forma può (e deve) tradursi in un’occasione per migliorare le nostre abitudini alimentari, consentendoci di conoscere e sperimentare nuovi alimenti.

Sperimentare con nuovi sapori per seguire una dieta più bilanciata, evitando l'effetto yo-yo e mantenendo i nostri risultati.
Variare l’alimentazione può farci scoprire e conoscere nuovi prodotti.

I regimi troppo restrittivi e le diete lampo non ci piacciono (e non ci aiutano): scopri le nostre soluzioni sane, deliziose e fresche per rimetterti in forma senza rinunciare al gusto!

La stesura di un piano personalizzato è sicuramente un ottimo punto di partenza, specialmente se affiancato dall’aiuto di uno specialista.

Qui trovi altri consigli e riflessioni su come dimagrire efficacemente, evitando l’effetto yoyo!

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Upcycled food: come combattere lo spreco alimentare

O come il cibo upcycled cambierà la percezione alimentare.

Il settore dell’upcycled food sta guadagnando sempre maggiore popolarità tra le tendenze alimentari degli ultimi anni. 

Come mai?

Attualmente si stima che circa il 40% del cibo che produciamo viene sprecato, e con esso anche le risorse naturali ed economiche associate. Una simile quantità di cibo basterebbe per sfamare approssimativamente 3 miliardi di persone, cifra che fa riflettere soprattutto considerando che, ad oggi, 690 milioni di persone soffrono la fame.

L'upcycled food punta ad eliminare lo spreco alimentare re-inventando gli scarti.
L’upcycled food punta a diminuire gli sprechi alimentari attraverso idee creative

Proprio alla luce di questi dati allarmanti trova spazio una nuova filosofia: l’upcycling, ossia riciclaregli alimenti.

Cosa significa upcycled food?

Si parla di upcycled food quando gli scarti alimentari vengono presi e re-immessi all’interno della catena produttiva. Siano essi bucce e semi di frutti, scarti dalla lavorazione di grani o prodotti che non raggiungono gli standard estetici richiesti dalla grande distribuzione. 

Questa è la sfida su cui ha scommesso la Upcycled Food Association (Ufa), organizzazione americana che riunisce in sé circa 70 aziende produttrici di centinaia di prodotti fatti con cibo e scarti della filiera alimentare riciclati in modo creativo, generando valore e posti di lavoro.

Ecco alcuni esempi che stanno cambiando concretamente l’industria del cibo.

Goodfish: patatine fatte con la pelle dei salmoni dell’Alaska

Goodfish nasce da un’idea di Douglas Riboud e Justin Guilbert, due amici statunitensi che condividono la voglia di cambiare il mondo alimentare con qualcosa mai visto prima.

Galeotto fu un illuminante viaggio in Giappone, che dà loro la possibilità di immergersi completamente nella cultura culinaria locale. Qui restano ispirati dalla tradizione di utilizzare la pelle essiccata del pescato, ingrediente che nella tradizione Occidentale viene inesorabilmente scartato. 

Primo esempio di upcycled food: le chips croccanti a base di pelle di salmone essiccata di Goodfish.
L’idea di upcycled food di Goodfish

Sancita la partnership con un allevamento ittico in Alaska, resta solo da affrontare la sfida più dura: creare un prodotto accattivante agli occhi del consumatore. Parte da qui il lungo processo creativo che ha portato alla realizzazione delle prime chips a base di pelle di salmone, lanciate nel 2020. I feedback positivi da parte del pubblico hanno consentito all’azienda di migliorare e crescere sempre di più, riscuotendo un incredibile successo sul mercato e rendendola una vera e propria pioniera del settore.

Barvocado: barretta energetica ottenuta dai semi di avocado

“Barvocado” è la geniale intuizione di una start up newyorchese, Avocado Riot, che ha da poco lanciato sul mercato una nuovissima barretta ottenuta dal riciclaggio dei semi di avocado.

Recuperare il seme dell'avocado per creare barrette energetiche e proteiche: altro esempio di upcycled food.
Barrette energetiche upcycled a base di avocado

L’idea è quella di salvare una parte del frutto (riducendo così lo spreco) rivelandone al contempo il suo potenziale nutritivo. Il seme di avocado, infatti, contiene il 70% del quantitativo complessivo di antiossidanti. 

La farina ottenuta dal seme viene combinata con la polpa del frutto e con altri alimenti, a seconda dei tre gusti attualmente disponibili. 

Il risultato è un prodotto proteico che fornisce energia al consumatore senza però produrre scarti.

L’avocado è poi un ingrediente versatile e ricco di proprietà benefiche per il nostro organismo. Clicca qui per scoprire gli altri vantaggi dell’avocado e qualche altro spunto utile sul suo utilizzo.

Altre ispiranti storie di upcycled food

Tra le altre storie, merita sicuramente una nota di merito l’idea di Acari Fish: croccanti patatine a base di pesci alieni, una specie particolarmente aggressiva che col tempo ha invaso le acque messicane, distruggendo l’ecosistema. Aiutati da una squadra di pescatori locali, l’obiettivo è utilizzare il cosiddetto diablito per creare deliziose chips. Il risultato è un incremento dei posti di lavoro e il ripristino delle specie marine che per anni hanno provveduto al sostentamento della popolazione locale.

Altri esempi sono dati dalla Pulp Pantry, che sfrutta la polpa residua di succo di verdure evitando, come si legge nel loro sito web, lo spreco di migliaia di kg di alimenti. La Repurposed Pod, invece, ricava succo di cacao dai residui della lavorazione del cioccolato, donando parte del ricavato a supporto delle comunità equadoregne. 

Ciò che accomuna le aziende e start up impegnate in questo grosso progetto è l’obiettivo ultimo. Elevare il cibo al suo massimo e migliore utilizzo, senza esercitare ulteriori pressioni sull’ambiente. 

Diminuire l'impatto ambientale  e proteggere gli ecosistemi: i principali obiettivi dell'upcycled food.
Ridurre l’impatto ambientale attraverso il re-inserimento degli scarti nella catena alimentare

Insomma, soluzioni innovative che stanno ripensando e ridefinendo il modo di produrre il cibo del futuro. I guadagni e benefici non si rilevano solo in termini economici ma anche, e soprattutto, ambientali.

La sostenibilità e l’impatto ambientale sono due tematiche particolarmente importanti anche per noi di Nutribees. Se cerchi una soluzione che ti permetta di consumare ottimo cibo evitando gli sprechi, allora siamo il servizio che fa per te! Clicca qui per saperne di più e per conoscere i nostri piatti!

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Summer Selection: come mangiar sano in estate

Con l’arrivo del caldo siamo in cerca di cibi gustosi da mangiare in estate, che siano allo stesso tempo sani e leggeri. Tra il lavoro e i mille impegni non sempre è facile seguire un’alimentazione sana. Noi di Nutribees abbiamo lanciato una linea di piatti in collaborazione con la Dottoressa Francesca De Blasio. La Summer Selection è una linea di ricette perfette per tornare in forma in estate. In questa intervista parleremo con la nutrizionista Francesca De Blasio della scelta dei piatti e di quali siano i segreti per una corretta alimentazione estiva.

Ciao Francesca, ti presenteresti a chi ci legge in poche parole?

Sono Francesca de Blasio ed esercito la professione di Biologa Nutrizionista occupandomi di valutazione nutrizionale ed elaborazione dietetica personalizzata.

Francesca de Blasio, nutrizionista della Summer Selection
Dottoressa Francesca De Blasio


Laureata triennale e magistrale in Biologia della Nutrizione presso l’Università Federico II di Napoli, proseguendo poi gli studi con il
titolo di Dottore di Ricerca in Sanità Pubblica e Medicina Preventiva. Attualmente vivo a Torino dove svolgo attività di libero-professionista in ambito dietetico presso il mio studio privato.

Quanto è importante bilanciare la propria alimentazione in estate?

Un’ adeguata alimentazione tutto l’anno è indispensabile per garantire il mantenimento dell’organismo in buona salute. Durante i periodi più caldi, per far fronte al rischio di disidratazione e di cali di pressione, è importante prestare particolare attenzione all’apporto di acqua e sali minerali. Nei mesi estivi, teniamoci lontani da cibi troppo salati o troppo grassi che, di contro, possono contribuire ad appesantirci e a sentirci spossati.

Cosa non bisogna fare assolutamente?

Spesso, con l’obiettivo di tornare in forma rapidamente in vista della prova costume si ricorre a diete fai da te, a schemi dalla dubbia scientificità recuperati da internet (la dieta del melone o quella del cetriolo) o a diete drasticamente ipocaloriche. Ma attenzione: una sana e duratura perdita di peso richiede tempo e la consapevolezza che quello che mangiamo oggi influenza la nostra salute (non solo il nostro peso) domani.

In cosa consiste la Summer Selection di Nutribees?

La Summer Selection è un’iniziativa di Nutribees che mette a disposizione per la stagione estiva una raccolta di ricette bilanciate e leggere per prepararsi alle vacanze in modo semplice, mangiando equilibrato, ma soprattutto gustoso. Ho personalmente selezionato le ricette che meglio rispondevano ai criteri di adeguatezza nutrizionale di un piatto sano e completo, che incontrassero diversi gusti le necessità, con primi e secondi di carne e di pesce e opzioni vegetariane e vegane.

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In base a quali criteri hai scelto i piatti della Summer Selection?

Personalmente, ho ritenuto opportuno dare preferenza ai piatti che avessero un moderato apporto calorico e di grassi, un medio/ elevato apporto proteico e un elevato apporto di fibra, in modo da garantire la completezza dei nutrienti e un elevato senso di sazietà, elementi alla base di un’alimentazione sana e sostenibile nel tempo, contrariamente alle diete “lampo”, troppo restrittive, di cui sentiamo tanto parlare con l’arrivo dell’estate.

summer selection
Fregola sarda ai frutti di mare è uno dei piatti della Summer Selection

Daresti qualche consiglio non scontato a chi non sa regolare la propria alimentazione in questo periodo dell’anno?

Innanzitutto mi sento di mettere in guardia da proposte di diete lampo, quelle che promettono di perdere 7 kg in 7 giorni. Purtroppo, non esistono scorciatoie e la consulenza specialistica di un Nutrizionista abilitato (biologo o medico) è fondamentale. Esistono tuttavia alcune regole di base che possono aiutarci nel percorso a raggiungere prima i nostri obiettivi:

  • Evita snack salati (patatine, noccioline, grissini)
  • Preferisci merende a base di frutta fresca o yogurt magro(preferibilmente bianco al naturale)
  • Limita il consumo di gelati, ghiaccioli e granite al massimo auna o due porzioni piccole alla settimana
  • Bevi almeno 2 L al giorno 
  • Non trascurare l’attività fisica, preferendo le ore più fresche della giornata

Quali sono infine gli alimenti che non devono mai mancare a tavola?

La frutta e la verdura sono alimenti che non possono e non devono mancare sulle nostre tavole, quando la richiesta di acqua e sali minerali si fa ancora più impellente. Non dimentichiamoci inoltre dei legumi, spesso additati come alimenti “invernali”. Al contrario, i legumi rappresentano una fonte proteica perfetta per la stagione estiva: leggeri, sazianti, ricchi di potassio e magnesio, ingredienti ideali per comporre delle colorate insalate insieme a cereali e a verdure di stagione!

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Dieta Eutirox: cosa mangiare per chi assume levotiroxina

La tiroide è una ghiandola, produttrice di ormoni, importantissima per la funzionalità del nostro organismo. Secondo Humanitas in Ipotiroidismo: come e perché si manifesta, in alcuni casi la tiroide fatica a produrre la normale quantità di ormoni tiroidei, determinando un disordine definito ipotiroidismo. L’ipotiroidismo è trattato con farmaci come la levotiroxina o eutirox e con una alimentazione adeguata, in grado di aiutare il funzionamento della ghiandola. Scopriamo insieme cosa mangiare e cosa evitare per costruire una dieta per chi assume eutirox.

L’importanza dello iodio e altri minerali

Come spiegato dall’ISS in Malattie tiroidee , lo iodio è un microelemento essenziale per il funzionamento della ghiandola tiroidea. L’apporto alimentare del minerale è perciò cruciale per evitare disfunzioni come l’ipotiroidismo. Secondo molti medici non esiste una vera e propria dieta per chi assume eutirox, tuttavia ci sono tantissimi alimenti che possono aiutare la corretta funzione della ghiandola. Ti consigliamo sempre di contattare il tuo medico di base o uno specialista in endocrinologia.

Oltre allo iodio – secondo la Società Italiana Endocrinologia in Dieta e Tiroide – chi soffre di patologie tiroidee necessita di un buon apporto di selenio, che entra in gioco in diversi processi enzimatici del metabolismo della tiroide. Esso è contenuto in numerose fonti alimentari quali molti prodotti animali, pesce, frutta secca, verdure, pasta, riso e altri cereali. Oltre al selenio sono importanti anche ferro e zinco. La carenza di ferro può condizionare in maniera negativa la funzione dell’organo, determinando scarsa ossigenazione.

Cosa mangiare e cosa evitare

Sappiamo bene quanto una dieta sana e bilanciata aiuti il corpo a rimanere in forma. Quando si incorre in patologie come l’ipotiroidismo inoltre è importante capire quali sono i cibi consigliati e quali quelli da evitare.

Se la terapia porta alla normalizzazione degli ormoni tiroidei il paziente si può considerare alla stregua di un individuo in salute a cui le linee guida consigliano di variare l’alimentazione il più possibile.

Soia bacello
Young soy plant, germinating from soy seeds. Soy agriculture

Cibi SI’ per dieta eutirox

Secondo la Fondazione Umberto Veronesi in I cibi fortificati che salvano la tiroide, gli alimenti che aiutano il funzionamento della tiroide sono – come detto prima – quelli ricchi di iodio. Via libera al pesce azzurro, sardine, sgombri, salmone e merluzzo, crostacei e molluschi. Sono ottimi anche le uova, i latticini e la carne, legumi, semi oleosi e frutta secca.

dieta per eutirox
Sgombro e legumi sono due alimenti che aiutano chi soffre di patologie alla tiroide

Scopri il menù di Nutribees, che offre un’ampia selezione di piatti ogni settimana con ingredienti il più possibile freschi e di stagione. Consulta il tuo medico di fiducia e ordina i piatti più adatti in base alle tue esigenze.

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Endometriosi: i cibi per contrastarla

Nonostante le poche informazioni disponibili riguardo a questa patologia ginecologica, l’endometriosi è sempre più diffusa. Secondo l’ultimo aggiornamento fornito dal Ministero Della Salute, solo in Italia, ne soffrono circa 3 milioni di donne (per lo più in età riproduttiva). 

Ma vediamo più nel dettaglio di che cosa si tratta.

Cos’è l’endometriosi?

È una malattia femminile cronica che, come detto, colpisce prevalentemente le donne in età fertile (tra i 25 e i 34 anni). 

Il nome deriva da endometrio, il tessuto che riveste l’interno dell’utero e che ogni mese si sfalda sotto forma di ciclo mestruale. Nelle donne colpite da endometriosi, il tessuto endometriale si sviluppa al di fuori dell’utero, in altre aree del corpo. Tali formazioni causano dolore di varia intensità e, nei casi più gravi, sterilità.

Indubbiamente si tratta di una condizione che ha forti impatti sulla salute fisica e psicologica della donna, soprattutto se consideriamo che le cause sono ancora sconosciute e non esiste una cura definitiva ed efficace.

Esiste una dieta per combattere l’endometriosi?

Studi dimostrano che esiste una relazione tra dieta ed endometriosi. È stato riscontrato, infatti, che alcuni alimenti riescono a potenziare le difese immunitarie per contrastare la patologia.

Parlare quindi di dieta per l’endometriosi significa scegliere un regime alimentare che contribuirà in maniera determinante alla riduzione dei dolori dell’infiammazione. 

Quali sono i cibi da aumentare o introdurre?

Le donne che seguono una dieta ricca di frutta, verdura e povera di carni rosse e grassi saturi hanno un rischio più basso di sviluppare l’endometriosi, come provano una serie di analisi.

È importante conoscere i giusti ingredienti per poter contrastare l'endometriosi.

Si consiglia dunque di aumentare il consumo di fibre e legumi, dato che diminuiscono l’infiammazione addominale, aiutano la digestione e il funzionamento dell’intestino e riducono gli estrogeni.

Prediligere alimenti di origine vegetali e carni magre. 

Si consiglia inoltre di aumentare il consumo di grassi omega-3, presenti in pesci come salmone e sgombro, prediligendoli alle carni rosse.

Anche il calcio e la vitamina D si rivelano due ottimi alleati. Essi evitano la demineralizzazione ossea provocata da alcune terapie per l’endometriosi.

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Cosa dovremmo evitare?

È bene ricordare che l’endometriosi si nutre di estrogeni, ormoni già prodotti naturalmente dal nostro corpo. Eliminando i cibi carichi di questi componenti non solo evitiamo di assumerne altri ma riduciamo l’infiammazione, e quindi la produzione endogena degli stessi.

Andrebbero quindi limitati tutti gli alimenti che favoriscono l’infiammazione: caffè, alcolici, dolci confezionati e le erbe come il Ginseng, che potrebbero contrastare gli effetti dei farmaci. 

NutriBees offre tanti piatti gustosi che possono fare al caso tuo! Perché non dai un’occhiata al nostro menù?

Ovviamente è importante segnalare che la risposta dell’organismo a determinati tipi di alimenti è soggettiva e varia da donna a donna. Pertanto è sempre bene farsi aiutare da un professionista della nutrizione, che elaborerà un piano nutrizionale specifico e personalizzato.

Qui puoi trovare altri spunti e consigli su una “dieta anti-endometriosi” personalizzata.

Che bello quando il cibo diventa un nostro gustoso alleato!

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Proteine vegetali: cosa sono e perché integrarle

Le proteine vegetali sono, a tutti gli effetti, un alleato che merita maggiore risalto all’interno della nostra dieta.

È ormai una verità universalmente nota che una corretta e sana alimentazione influenzi positivamente la nostra quotidianità (soprattutto se non ci priva di niente).

Al di là dell’impatto favorevole che il cibo può avere sulla nostra mente (specialmente nei periodi di stress), bisogna considerare i benefici che una corretta alimentazione può fornirci soprattutto a livello fisico. Consumare i giusti alimenti, completi di tutti i nutrienti, può aiutarci, tra le altre cose, a rafforzare il nostro sistema immunitario, rendendoci meno esposti a virus e infezioni.

Cucina

Tra gli ingredienti che corrono in nostro aiuto quando si tratta di potenziare le nostre autodifese è bene ricordare i legumi.

Ricchi di proteine vegetali e ferro i legumi vengono sempre più spesso considerati i “sostituti” delle carni, soprattutto quelle rosse. I loro valori nutrizionali, infatti, aiutano a raggiungere il corretto apporto proteico mantenendo al contempo un’alimentazione sana.

La loro versatilità ci permette poi di giocare con la fantasia e li rende protagonisti di piatti gustosi, come il nostro veggie burger di ceci e zucchine con verdure.

Che differenza c’è tra proteine animali e vegetali?

Anche se in entrambi i casi si parla di proteine, il loro valore nutrizionale cambia. Le proteine di origine vegetale provengono da tutti quegli alimenti alternativi rispetto a quelli che tradizionalmente associamo alle proteine animali (carne, pesce, uova).

Le proteine animali sono definite “nobili” in quanto complete di tutti gli amminoacidi essenziali (cioè non sintetizzabili dal nostro organismo e assunti esclusivamente attraverso l’alimentazione).

D’altro canto, le proteine vegetali risultano meno “complesse” e vengono spesso dimenticate. Ciononostante, sono indubbi i vantaggi che esse comportano. Diversamente dalle proteine animali, quelle vegetali hanno meno grassi e le scorie che producono sono meno dannose per l’organismo, in special modo per i reni.

Se ben combinate con altri alimenti, inoltre, apportano tutte le sostanze nutrienti di cui l’organismo ha bisogno.

L’ideale sarebbe abbinare legumi e cereali integrali, ingredienti ricchi di quegli amminoacidi essenziali che renderebbero il pasto completo a livello proteico.

legumi
Various of legumes

Quali sono i vantaggi?

Le proteine vegetali, nonostante siano meno complete rispetto alle proteine animali, presentano una serie di vantaggi che ben spiegano perché dovremmo cercare di introdurle piano piano nella nostra dieta.

Innanzitutto sono prive di colesterolo e grassi saturi. Sono dunque consigliate anche per coloro che soffrono di malattie cardiovascolari e ipertensione, ad esempio. Sono ricche di fibre e aiutano a mantenere controllato il peso corporeo, favorendo il senso di sazietà.

Tra le proteine vegetali più comuni segnaliamo la soia, i fagioli, i ceci, le lenticchi e e le fave, ma anche il seitan, il tofu o il tempeh.

Dai un’occhiata al menù di Nutribees per scoprire tante nuove ricette gustose a base di proteine vegetali!

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La regola d’oro è variare il più possibile la nostra dieta in modo da avere tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno per la nostra salute.

Health & Wellness, Lifestyle

NEAT – Cos’è e come aumentare il dispendio calorico

Il NEAT può tradursi senza dubbio in un modo efficace per migliorare e velocizzare il nostro metabolismo.

Il nostro metabolismo è sempre al lavoro, impegnato a bruciare le nostre energie. Durante i periodi in cui soffriamo maggiore stress, il nostro corpo tende a bruciare più calorie rispetto a quando siamo invece più rilassati. 

Nell’arco della giornata, tuttavia, il nostro organismo consuma energia in diversi modi:

1. Attraverso l’attività fisica;

2. Attraverso il metabolismo basale;

3. Grazie al NEAT.

Quest’ultimo acronimo deriva dall’inglese, e sta per: Non Exercise Activity Thermogenesis. Un concetto che apparentemente può sembrare complesso ma che in realtà indica semplicemente le calorie consumate nell’arco della giornata facendo movimento ma senza praticare sport. 

In italiano, NEAT viene tradotto con “Termogenesi non indotta dall’attività fisica” e, essenzialmente, comprende tutti quei movimenti involontari o volontari che facciamo abitualmente durante il giorno.

Ogni movimento conta.

Tra i movimenti involontari includiamo tutte le azioni che compiamo senza pensarci: gesticolare mentre si parla o muovere la gamba sotto al tavolo durante una riunione, ad esempio.

I movimenti volontari, invece, sono quei gesti che noi scegliamo consapevolmente di compiere: allungare il tragitto da casa all’ufficio, saltare una fermata di autobus per fare un tratto di strada a piedi, prendere le scale al posto dell’ascensore ma anche fare la spesa e cucinare. 

Fare le scale quando se ne ha la possibilità aiuta a bruciare calorie e aumenta il NEAT.

A differenza del metabolismo basale, che è un valore abbastanza fisso, il NEAT dipende da quanto ci muoviamo durante il giorno. È quindi impossibile calcolarlo con una formula o attribuirgli un valore statico. Età, sesso, forma fisica e salute sono altri fattori (molto personali) che contribuiscono al dispendio quotidiano di energie e che, pertanto, influenzano il dispendio calorico.

Come aumentare la percentuale di NEAT?

È questo il principio su cui si basa il NEAT. Ogni movimento, seppur piccolo e insignificante, trova una sua importanza nel complesso e può aumentare in modo significativo le calorie bruciate con il NEAT.

Ecco qualche piccolo consiglio utile e facile da seguire per aumentare il dispendio calorico:

1. Evitare la macchina o i mezzi pubblici:

Consiglio sicuramente più gettonato ma anche più facile da mettere in pratica: dimentichiamoci delle macchine e sforziamoci di raggiungere le nostre mete quotidiane, dove possibile, a piedi.  Se proprio non possiamo fare a meno dei motori, un consiglio potrebbe essere parcheggiare la macchina più lontano rispetto al solito oppure scendere una fermata prima e recuperare camminando.

Camminare

2. Non sedersi!

Se proprio non possiamo rinunciare ai mezzi pubblici, un consiglio per ottimizzare e favorire il NEAT è quello di stare in piedi. Rispetto a quando ci sediamo, infatti, il nostro dispendio energetico è più elevato e la quantità di calorie bruciate grazie al NEAT sarà maggiore. 

3. Fare le scale:

Altro grande evergreen nonché ottima buona abitudine che non sarebbe male avere. Salire le scale che incontriamo durante la nostra giornata consente di effettuare un efficace workout che coinvolge i nostri glutei e i polpacci.

4. Portare le borse della spesa a mano:

Dicevamo che anche fare la spesa può essere un ottimo modo di bruciare calorie, e infatti! Portare le borse della spesa è un allenamento gratuito che non sottrae tempo ad altri impegni.

Scopri qui 10 cibi che aiutano a rimanere in forma e che puoi integrare all’interno della tua routine alimentare!

Portare a mano le borse della spesa.

5. Intrattenersi camminando:

Ti capita di dover aspettare perché devi prendere l’autobus, la persona con cui hai un appuntamento è in ritardo oppure sei tu un anticipo? In questi casi, fai un giro invece di sederti. Inoltre il movimento all’aria aperta è piacevole per occhi e testa che hanno bisogno di una pausa dallo schermo.

L’aumento del NEAT non deve intendersi come sostituto di una attività fisica ben strutturata, ma potrebbe essere uno strumento in più anche insegnarci ad adottare alcune ottime abitudini che possono migliorare il nostro stile di vita.

Health & Wellness, Lifestyle

Dieta per ipertensione: I consigli della nutrizionista

L’ipertensione sanguigna è una patologia che comporta l’aumento della pressione sanguigna con conseguenti valori oltre la norma. Questa patologia colpisce mediamente il 33% di uomini e il 31% di donne ed è uno dei campanelli di allarme per ulteriori patologie cardiovascolari, renali e della sindrome metabolica. Per correggere i valori della pressione sanguigna sono necessarie alcune accortezze, partendo sicuramente dallo stile di vita e dalle abitudini alimentari. Abbiamo quindi chiesto alla nutrizionista Lara Lanuzza se esiste una dieta per ipertensione e aiutarci a definirne gli alimenti migliori. Qui sotto trovi l’intervista dedicata.

Dieta per ipertensione: le risposte della nutrizionista

Ciao Lara, quanto è importante l’alimentazione per chi soffre di ipertensione?

Importantissima. La scelta corretta degli alimenti e la dietoterapia possono prevenire l’insorgenza di tutta una vasta gamma di patologie e, in combinazione con la medicina, hanno il potere di migliorare tali condizioni e nei casi meno gravi, portarne la risoluzione.

Solitamente quando si parla di ipertensione la prima cosa che viene menzionata è il sale. C’è veramente una connessione così stretta tra il consumo di sale e l’ipertensione?

Sebbene siano state identificate alcune forme di ipertensione arteriosa su base genetica, nella maggior parte dei casi tra le cause principali della sua insorgenza troviamo proprio uno stile di vita scorretto e un’alimentazione non sana. Il sale è sicuramente uno degli alimenti incriminati ma occorre sempre capire che tipo di alimentazione conduce il soggetto. Se ad esempio soffro di ipertensione ma la mia dieta è già priva di sale, non sarà certo il responsabile della mia condizione. Se invece sono iperteso e la mia dieta prevede un utilizzo del sale sopra i quantitativi raccomandati (5g/die), dovrò necessariamente ridurlo, facendo attenzione anche a quello presente negli alimenti (ad es. cibi confezionati, carni pre lavorate, insaccati, snack, ecc.) e non solo a quello “aggiunto”.

Il consumo di sale è importante per il nostro corpo, ma attento a non eccedere. La dose raccomandata è di non oltre 5g al giorno

Esistono dei trucchi per ridurre il consumo di sale, senza rinunciare ai gusti saporiti?

Assolutamente si. Si possono utilizzare le spezie e tecniche di marinatura a crudo degli alimenti. In questo modo, potremmo diminuire di molto o addirittura evitare l’aggiunta di sale senza rinunciare al gusto.

Quali sono i consigli che daresti a una persona che soffre di ipertensione e deve migliorare la sua alimentazione?

Di fare attenzione alla scelta degli alimenti e al loro accoppiamento. Non scordiamo che per tenere a bada la pressione, è importante, oltre alla dietoterapia, fare movimento, limitare l’assunzione di alcolici e non fumare

Un altro minerale che gioca un ruolo importante nella cura dell’ipertensione è il potassio. In che termini? Ci spiegheresti meglio?

Certamente. Il potassio è un minerale che interviene nella regolazione del processo di contrazione muscolare. Le fibre muscolari, oltre che nei grandi muscoli del nostro corpo (compreso il cuore), si trovano anche nella parete dei vasi sanguigni; molti studi hanno ormai dimostrato un effetto protettivo delle diete ricche di potassio proprio nei confronti dell’apparato cardiocircolatorio. Aumentare quindi l’assunzione giornaliera di tale minerale è fortemente consigliato nei soggetti ipertesi.

Che tipo di approccio alimentare è consigliato quindi per un iperteso? 

L’ Università di Harvard, anni fa, ha elaborato un protocollo alimentare chiamato “dieta Dash” (Dietary Approaches to Stop Hypertension). Si tratta di un modello finalizzato a ridurre molteplici fattori di rischio cardiovascolare, tra cui l’ipertensione arteriosa. Prevede l’utilizzo di cereali integrali, frutta e verdura, proteine nobili, latticini scremati e un ridotto quantitativo di grassi, alcool, zuccheri aggiunti e sodio. In Italia, abbiamo il corrispettivo della dieta Dash: la dieta Mediterranea che si basa sull’utilizzo degli alimenti della nostra Terra, scelti sulla base della loro stagionalità. Il protocollo mediterraneo per il trattamento dell’ipertensione è molto simile a quello di Harvar con qualche limitazione in meno relativa alle tipologia di grassi utilizzati e al consumo di vino (preferibilmente rosso) a pasto. Entrambi i protocolli sono validi e approvati scientificamente per contrastare l’ipertensione arteriosa e, per essere efficaci, vanno necessariamente associati a un cambiamento generale dello stile di vita, abbandonando le “cattive abitudini” come ad esempio la sedentarietà, il consumo di alcolici e il fumo. 

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Se vuoi contattare la nutrizionista Lara Lanuzza puoi contattarla al suo indirizzo email lara.lanuzza@libero.it o consultando il profilo IG dott.ssa_lara_lanuzza