Il Caffè Fa Male? Forse meno di quanto si creda

La tazzina (o più di una) di caffè al mattino, fa parte in modo indelebile della cultura italiana, chi rinuncerebbe al suo caffè mattutino specialmente al lunedì mattina?
La modalità di preparazione è varia: dalla moka, al bar fino ad arrivare al più recente trend delle cialde che nell’ultimo periodo stanno ormai spopolando.
Ma l’assunzione di caffè va considerata come una buona o cattiva abitudine? In sintesi: il caffè fa male? Qual è la giusta quantità da assumere? Varia da persona a persona? In quale momento della giornata è meglio assumerlo?

La scienza ci viene incontro per analizzare gli effetti della caffeina sul corpo umano.
Introdurre caffeina nel nostro organismo ci fa passare transitoriamente la sensazione di stanchezza facendoci sentire più attivi in quanto si lega ai ricettori che ricevono l’adenosina (una sostanza chimica prodotta dall’organismo che induce sonnolenza) impedendone la ricezione e anzi stimolando la ricezione di dopamina: è così che ci sentiamo più contenti.
La dopamina è però spesso collegata a sostanze che creano dipendenza, è così anche il caffè rischia di diventarne una.
Ma quando non se ne si abusa, assumendolo per una vita intera, alcuni studi hanno notato che protegge da malattie degenerative (Parkison e Alzheimer) aiutando anche a mantenere ritmi circadiani regolari.
Inoltre recenti studi del Fondo mondiale per la ricerca sul cancro hanno scoperto che il consumo di caffè in poche quantità (due-tre tazzine al giorno) può proteggere dai tumori di fegato e utero e non comporterebbe nessun rischio di ipertensione e problemi vascolari.

Il consumo di caffè può però causare problematiche se consumato in dosi eccessive:

  • Bruciori di stomaco, reflusso gastroesofageo, esofagite
  • Ipertensione
  • Insonnia ed eccitabilità
  • Favorisce osteoporosi ed anemia

Va assolutamente evitato dunque in alcuni casi: in presenza di ulcera, in gravidanza, in presenza di malattie cardiache.
Viene inoltre sconsigliata l’assunzione a stomaco vuoto in quanto potrebbe provocare fastidi intestinali

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